“Non sono importanti i nomi bensì i valori tecnici, le motivazioni, le prospettive di crescita, la coesistenza con gli altri giocatori del Napoli. Non è necessaria una punta da quaranta gol quando in tre ne possono comunque fare in ugual cifra. E’ su questi principi che stiamo fondando il nostro mercato”. Con queste parole ieri in conferenza stampa Rafa Benitez ha creato un decisivo punto di rottura con il passato, ancor più oggi che il club partenopeo si appresta a perdere la sua punta di diamante, Edinson Cavani, a Parigi per le visite mediche con il Paris Saint Germain. Non si esclude la possibilità di acquistare un fuoriclasse dal cognome altisonante ma il discorso del club partenopeo è più sottile: per giocare Champions e campionato ad alti livelli, è necessario avere in forza una rosa ampia e competitiva ed è giusto che ci sia un folto ma sicuro turn over, senza troppe prime donne e con una squadra perfettamente amalgamata che remi nella stessa dimensione con umiltà e spirito di sacrificio per il bene della causa napoletana.
Più Hamsik e Pandev e meno Cavani e Lavezzi insomma, giocatori abituati a ragionare prima con il cuore e poi con il cervello, che vogliono far parte di un progetto paziente ma molto ambizioso, sano e come pochi, in una piazza unica nel suo genere che regala sempre tantissimo a livello di emozioni e soddisfazioni a chi indossa quella blasonata maglia. A De Laurentiis il comportamento di Cavani proprio non è andato giù e non vuole commettere lo stesso errore anche in futuro: gli aveva promesso gloria, un ingaggio comunque stellare, insieme alla stima e l’affetto che solo in una famiglia come quella della quale è a capo può donare eppure non è bastato a trattenerlo. “E’ legato solo ai soldi” ha detto ai tifosi ieri a Dimaro, giustificando così la sua decisione di cambiare aria. Fa rabbia, soprattutto quando i nuovi acquisti dopo solo due giorni di ritiro hanno già capito l’unicità di Napoli e della squadra nella quale si apprestano a giocare, cogliendo a volo l’immensa possibilità di essere allenati da un tecnico vincente come Benitez e di poter disputare una Champions League in prima fila.
Qualità, quantità ma anche purezza d’animo, umiltà, concretezza e motivazioni: a tutto il resto, compreso a colmare il gap tecnico con le avversarie ci penserà l’allenatore spagnolo, a capo di un progetto che vede la perfetta sinergia tra tutte le parti, che ahimè da qualche mese si era persa nell’ambiente sotto l’ombra del Vesuvio. I campioni arriveranno, questo è certo, ma non solo per vincere: per giocare a Napoli serve ben altro, in particolar modo la voglia di vivere solo di Napoli, di assumersi le proprie responsabilità, con gli oneri e gli onori che ne derivano. Forse monsieur Edinson Cavani l’ha già dimenticato.
Alessia Bartiromo
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