Segni particolari: bellissimo. E in questa notte a modo suo indimenticabile, in sessantamila per scrutar le stelle, c’è la vena di autentica follia d’una città innamorata persa d’un simbolo irresistibile, c’è la sintesi d’una passione senz’eguali, c’è la rappnesentazione popolane d’un amore smodato, che va al di là della più fertile immaginazione e che demolisce anche le più ottimistiche previsioni: tutto esaurito e, con assoluto rispetto parlando, verrebbe persino da dir tutti esauriti, perché in quell’ora e mezza di calcio si racchiude il senso collettivo d’appartenenza d’una Napoli che sa immergersi, come nessun’altra, con la testa nel pallone e poi rotolarsi dentro, per sognare con gli occhi spalancati di chi ha deciso di abbattere anche i luoghi comuni sul calcio estivo che a Fuorigrotta diviene invece rilevante.
RECORD – E’ qui la festa, in un San Paolo che fa da testimonial all’era Benitez e la apre spalancando le braccia d’una folla d’altri tempi e d’altre sfide, in uno scenario in cui si potrà restare sbalorditi, con la scorta di biglietti ch’è andata in fumo praticamente per intero – ne resta qualche centinaia – e l’attesa che s’è consumata facendo la spola tra Castel Volturno e il lungomare, alla ricercsa d’un sorriso, d’un autografo, d’una speranza. E’ Napoli-Galatasary, è l’Acqua Lete Cup, è un gran gala che non scatena l’adrenalina da match: ma è un contenitore enorme in cui la fede si mischia alla curiosità e dalla miscela esplosiva vengono fuori numeri da capogiro, da happening autentico creato ad uso e consumo d’una Napoli che non sa tirarsi mai indietro, né vuole e che è pronta a far crollare qualsiasi altro primato. Ma senza aspettare il campionato e la Champions, cominciando dall’amichevole con il Galatasary: Acqua Lete Cup, dar da bere a chi è assetato d’emozioni forti.
I.A PRIMA VOLTA – E’ l’introduzione, un’ouverture alla decima stagione del post fallimento, è l’avvio di un’epoca targata Rafa Benitez, un’autorevolezza in panchina con una bacheca ridondante e la simpatia contagiosa attraverso il proprio sito che è già divenuta empatia con le prime toccate e fughe, con quella scelta di comunicare andando dritto al cuore della gente. E‘ uno show in piena regola, con fuochi d’artificio annunciati per una presentazione all’americana e la nuova serie di maglie da svelare con cura, mentre intorno danzeranno le cheerleaders che si sono imposte nelle selezioni estive e nell’aria s’udirà l’adattamento de ‘O surdato ‘nnammurato, l’inevitabile inno votato senz’indugi da quella Napoli che in oje vita, oje vita mia ha sempre ritenuto ci fossero i connotati ideali della colonna sonora della propria esistenza.
PRONTI, VIA – Alle sette della sera, in quello stadio pieno come un uovo, sarà dunque il momento del Napoli di Benitez e di Callejon, di Albiol e di Reina, di Rafael e di Mertens, di Higuain e d’una squadra intera che avrà modo di espellere immediatamente le tossine d’un allenamento mattutino che non verrà risparmiato, perché lo spettacolo autentico comincerà tra un po’ e serviranno gambe, muscoli e nozioni tattiche. Il fischio d’inizio è un’ora e quarantacinque minuti dopo, a conclusione di un pomeriggio nel quale il palcoscenico è – fuor d’ogni discussione – per quei sessantamila che sono riusciti a giocare d’anticipo e a prenotarsi un posto: è il più grande spettacolo
dopo il week-end.
Fonte: Il Corriere dello Sport