Per chi scrive di calcio il problema è che molto spesso tirar fuori le notizie (specialmente quando d’estate si è ancora lontani dalle competizioni) diventa una lotta estenuante che per molti finisce con lo scrivere inventando uno scoop di sana pianta, oppure con il rilanciare la notizia di qualcun altro, oppure finendo a scrivere un pezzo di costume. L’avvento di Rafa Benitez, almeno per chi scrive del Napoli, è stata una manna. Il suo continuo dialogo con il pubblico attraverso interviste ai media (nazionali e stranieri), il suo sito internet e quello della società, fornisce spesso interessanti spunti di riflessione buoni da analizzare già adesso e poi da verificare tra qualche mese dopo aver avuto qualche riscontro nelle competizioni ufficiali.
Benitez nei giorni scorsi ha pubblicato un video in cui traccia un bilancio dei primi 30 giorni di lavoro, manifestando una certa soddisfazione per l’impegno dei calciatori, per l’entusiasmo di vecchi e nuovi nell’affrontare questa sfida e in generale sottolineando a più riprese l’idea di collettivo (squadra + staff + società + tifosi) come mezzo per centrare grandi traguardi.Proprio da queste circa un mese fa avevamo pubblicato il pezzo “Dal singolo al collettivo, la rivoluzione di Benitez” nel quale in chiave tattica affrontavamo l’idea di calcio totale dell’allenatore spagnolo. Oggi possiamo rilevare come quell’idea di collettivo in campo che attraverso la coesione, la duttilità di uomini e schemi, la conoscenza dei reciproci compiti in campo, non si limitasse a un fatto squisitamente tattico, ma che l’idea di Rafa è di coinvolgere tutti intorno al suo progetto dal magazziniere all’ultimo dei tifosi più scettici.
A poco più di una settimana dall’esordio in campionato, possiamo già dire che il Napoli si muoverà intorno al 4-4-2 come base di partenza, una disposizione che in fase passiva consente la miglior occupazione degli spazi (e copertura della difesa). Non è un caso se nei quattro test contro squadre di livello affrontati finora (Galatasaray, Arsenal, Porto e Benfica), abbia subito solo due gol costruiti da azione di movimento degli avversari (Amrabat con il Gala e Ghilas del Porto), mentre abbia subito il resto dei gol su azioni da palla ferma (o su svarione individuale dei partenti Dossena e Fernandez), laddove per stessa ammissione del tecnico spagnolo si è lavorato di meno fino ad ora. Tutto sommato però la linea difensiva, che non abbiamo mai visto due volte di seguito schierata con lo stesso quartetto (a dimostrazione della volontà di non determinare a priori titolari e riserve) ha tenuto discretamente con il supporto della coppia centrale di mediani e dei ripiegamenti delle ali (Insigne, Mertens, Callejon).
Dal quadrato 4-4-2 difensivo, la squadra cambia pelle in un 4-2-3-1 quando entra in possesso della palla, avanzando gli esterni sulla trequarti e arretrando la seconda punta (Pandev o Hamsik) per rifinire l’azione centralmente o supportare gli esterni attraverso combinazioni e triangolazioni. Non è stato ancora possibile valutare a dovere il funzionamento di questi meccanismi perché chiaramente non tutti i giocatori sono allo stesso livello di condizione, ma è chiaro che la squadra agli ordini del tecnico ha le idee chiare su cosa fare del pallone. Ogni tanto come variante di gioco ammette anche qualche lancio lungo a verticalizzare sugli esterni, ma in generale il possesso della palla e un baricentro ben oltre la metà campo sono le chiavi del nuovo gioco del Napoli, cambiano le abitudini del tifoso che non vedrà più il pallone come una patata bollente tra i piedi dei calciatori che provavano subito a liberarsene anche a costo di non riuscire a gestire la partita o il risultato.
Ma queste rivoluzioni richiedono tempo per entrare nella testa dei giocatori e certamente come Benitez ha ricordato in più circostanze, la prima richiesta ai tifosi in questa fase iniziale dovrà essere la pazienza, perché se è vero che potrebbero arrivare da subito risultati positivi, è altrettanto vero che tutti questi cambiamenti di gioco e calciatori potrebbero richiedere più tempo per andare a regime, e come ha detto Rafa “Insieme” si può vincere.
Andrea Iovene
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