Luisito Suarez: “Che bello questo Napoli di marca spagnola!”

1246441884LuisSuarezLuis Suarez appartiene ad una galassia calcistica esclusiva, quella formata da campioni che sono anche signori del calcio. Nove stagioni all’Inter da calciatore, di cui è stato anche allenatore, unico spagnolo ad aver vinto il Pallone d’Oro. E uno dei pochi iberici, con Del Sol, il viola Borja Valero e forse Peirò e Victor Munoz, ad essersi imposto in serie A, a dispetto delle decine di fallimenti: da Mendieta a Gallego, da De La Pena a Josè Mari, da Javi Moreno ad Amor, Farinos, Bojan e all’azzurro Victor Ruiz. Il Napoli di Benitez è diventato una mini colonia iberica composta da 6 elementi: Rafa e i due collaboratori e, soprattutto, Reina, Albiol e Callejon. “Anche per questo il Napoli mi è più simpatico del solito” assicura Luisito.

L’ha sorpresa un Napoli così spagnolo?
“Affatto. Del resto con Benitez in panchina è normale che lui abbia chiesto e ottenuto calciatori che conosce molto bene e con cui ha lavorato. Si tratta di calciatori buoni e lui, da spagnolo, avrà avuto un debole per loro”.

Procedendo per ordine, Pepe Reina è il portiere giusto per gli azzurri?
“Assolutamente. È un buon elemento, offre le necessarie garanzie. Non a caso è nel giro della Nazionale, ha disputato ottimi campionati nel Liverpool, è anche un ottimo ragazzo. Io ho giocato con il papà, Miguel, è della stessa pasta, ottimo atleta e persona seria. Sono convinto che non avrà alcun tipo di problema anche in Serie A”.

Raul Albiol avrà invece difficoltà ad adattarsi al calcio italiano?
“Non credo proprio. Parliamo di un difensore di rendimento, che è abituato a giocare ad alti livelli al Real Madrid. Non è un fuoriclasse, non è un regista difensivo ma è bravo di testa e molto affidabile. E’ un pochino lento, come tutti i difensori aitanti, ma non avrà problemi con la serie A”.

Infine Josè Maria Callejon…
“Ecco, forse lui qualche problema potrà averlo. Innanzitutto perché, da attaccante, avrà difficoltà con le difese italiane. E poi perché per esperienza può avere bisogno di un po’ di tempo in più. È un buon giocatore, salta l’uomo, è piuttosto veloce, segna anche qualche gol, anche se è più portato a rifinire che a concludere l’azione”.

Si è mai spiegato il motivo per il quale quasi tutti i calciatori spagnoli in Italia hanno fallito?
“Non c’è una ragione precisa o relativa a complicati adattamenti, anzi. Tra spagnoli e italiani si sono molte similitudini nel modo di vivere. Quanto al modo di giocare, non ci sono enormi differenze, forse un po’ nell’intensità, ma ormai non più. Il motivo vero è uno solo: spesso alcuni iberici sono venuti in Italia con aspettative enormi e hanno fallito sotto pressione. Mi riferisco a Mendieta, giocatore di rendimento e non un fuoriclasse, pagato fiori di miliardi di lire alla Lazio. Lo stesso De La Pena è stato anche in Spagna un eterno incompiuto. Quanto a Josè Mari o Javi Moreno, non erano da Milan. Farinos all’Inter non ha fatto malissimo ma ha reso meno di quanto è stato pagato. Invece, per esempio, Borja Valero è arrivato in sordina e ha fatto bene, perché ha avuto possibilità di esprimersi con la giusta serenità”.

Insomma non esiste una sindrome da calcio italiano…
“Ma per carità. Spero anche per questo che gli spagnoli del Napoli vadano bene. La squadra azzurra già mi è simpatica, con Benitez e gli altri miei connazionali ancora di più”.

Su quali degli iberici azzurri scommette, in particolare?
“Su Reina, portiere di ottime qualità ed anche di personalità. Sono convinto che farà molto bene a Napoli, sarà anche molto amato dai tifosi”.

Fonte: Il Mattino

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