Gilbert Keith Chesterton una volta ha scritto che “Gli errori non cessano di essere errori perché diventano di moda”.
Il Tg Uno di ieri, nell’edizione mandata in onda all’ora di pranzo, ha fatto un po’ di confusione sulla geografia. Ricordo che alle elementari la maestra teneva molto che si ricordassero a memoria province e capoluoghi, regioni e confini. Quanto basta per evitare di fare brutta figura. Almeno una volta, e non parliamo di chissà quale secolo, funzionava così. E pensare che proprio la maestra consigliava di guardare i telegiornali, perché potevano essere utili a istruirci, oltre che a informarci. Sempre una volta, c’era chi il tg lo guardava tre o quattro volte al giorno, in tutte le edizioni e su più canali. Adesso non più. E vista l’aneddotica, verrebbe da dire meglio così.
Infatti, proprio ieri, il Tg Uno ha dato la notizia dei soliti falsi ciechi scoperti da un’operazione dei carabinieri di San Nicola la Strada e della compagnia di Marcianise, in provincia di Caserta. Gli indagati, i falsi ciechi, sono residenti di due comuni in provincia di Caserta. San Nicola e San Marco Evangelista. E il Tg Uno che fa? Nel titolo del video di fondo e durante il servizio, racconta che il fattaccio è stato scoperto a Napoli.
Adesso, se qualche golpe d’ordine provinciale o una manovra al rigore europeista non abbia annesso a nostra insaputa Caserta alla provincia di Napoli, la provincia della Reggia dovrebbe ancora essere distinta da quella napoletana. È ovvio, non ce ne vogliano Caserta e la sua provincia. La distinzione non è lo stupido istinto snob e stizzito di chi vuole farsi da parte e scostarsi come fa lo schizzinoso. I falsi ciechi si trovano a Caserta, come a Napoli e come in tutta Italia. Ne sono stati scoperti tanti, ahinoi.
Così come non vogliamo santificare attraverso chissà quale martirio la figura della Napoli aggredita dalla solita propaganda. Napoli tutto è fuorché città santa, ci mancherebbe altro. Ma almeno non turbiamone la “diavoleria” anche quando non c’entra. Se è successo a Caserta, in provincia di Caserta, perché raccontare di Napoli durante il servizio? Perché scrivere “falsi ciechi a Napoli” in basso al teleschermo? Se domattina succede qualcosa in provincia di Lecce, lo raccontiamo avvenuto a Bari?
Ammettiamo pure, anche con lieve ironia, “l’espansione universale napoletana”, che con la sua cultura raccoglie a sé anche altre città, che spesso vengono definite napoletane pur non essendolo. Ma stento a immaginare il senso di un aneddoto accaduto ad Avellino e raccontato come capitato a Benevento.
Adesso mica vogliamo essere in malafede? Per carità, non sia mai. A noi la malafede è interdetta. È stato un errore, soltanto un errore. Il Tg Uno non voleva. Guai a pensare che la parola Napoli faccia ancora comodo per certi giochetti sporchi. Che pensiero demodè. Napoli è un luogo già troppo pieno di cose sbagliate, e di guai ne potrebbe distribuire a mezzo mondo. Ha tante responsabilità quante opere d’arte possiede, ma non attribuiamole pure quello che non è successo.
Mi rendo conto che il giornalismo non se la passa benissimo, che le nozioni scolastiche le hanno dimenticate in molti, ma almeno lasciamo da parte quei mezzucci da quattro soldi. Ma avevamo detto di non essere in malafede. Pardon, è un riflesso, come le cose diventate di moda secondo Chesterton.
Sebastiano Di Paolo, alias Elio Goka