Non è una questione di prezzo, non è una questione di cifre, di ingaggi che lievitano per tutti gli altri. I soldi, dice Cannavaro, non fanno la felicità. Ma per il capitano la storia del mancato rinnovo del contratto da parte del Napoli sta diventando una questione di principio. E di insofferenza. Duecentosessantasette partite da capitano e una richiesta – ufficiale e ribadita in tutte le salse – di rivedere quel contratto siglato due anni fa che il Napoli fa finta di non ascoltare. I Fedele, padre e figlio, non fanno passare giorno che non ricordino la posizione di Cannavaro junior. “Paolo vuole sentirsi parte integrante del progetto azzurro, non vuole avere la certezza di un posto da titolare da Benitez ma vuole sentirsi dire dalla società che per lui, come per Grava, il rapporto possa andare oltre il campo”. Già, ma intorno al capitano è calato il silenzio. Ovvio, non c’è fretta, secondo il Napoli le priorità adesso sono ben altre. Ma quando De Laurentiis si è presentato a Dimaro, durante il ritiro in Val di Sole, il capitano si aspettava almeno una chiamata per discutere dell’argomento. Magari non per la firma, ma almeno per buttare giù qualche idea su come prolungare il contratto in scadenza il 30 giugno 2015. Ma fino ad ora nell’agenda del presidente non ci sono appuntamenti con Cannavaro, probabilmente per non distogliere l’attenzione del capitano dalle questioni di campo. Non è un mistero, e sia Enrico che Gaetano Fedele non fanno fatica ad ammetterlo, che Paolo ci sia rimasto male, anche perché più passano i giorni e più le voci intorno al suo mancato rinnovo cominciano ad aumentare. L’idea del capitano è quella di giocare per altri due anni dopo la scadenza del suo contratto, e per arrivare ad un accordo basterebbero pochi minuti. Cannavaro sa bene che nel suo ruolo la concorrenza è aumentata con l’arrivo di Albiol, pupillo di Benitez e titolare sicuro nella difesa a quattro. Non teme la concorrenza, è sicuro che una di quella maglie sarà sua ed è pronto a dimostrare anche a Rafa il suo valore e la sua tenacia.
Fonte: Il Mattino