L’ha saputo rapire, Napoli. Col suo fascino irresistibile, con quella passione travolgente, che ha aperto spazi immensi nei sentimenti di Gonzalo Higuain, il talento intorno al quale dovrà completarsi il progetto di Aurelio De Laurentiis. La sua Argentina si allunga fin qui, attraversando la collina di Posillipo e andando verso nord, verso quel litorale domizio dove il club ha fissato la sua dimora da anni, ormai. È qui che il Pipita si sta preparando per la sua nuova avventura dopo 7 stagioni di Real Madrid e 107 reti in Liga lasciate in eredità al club. Eredità simile a quella di Edinson Cavani, che ha voltato le spalle al progetto di De Laurentiis, attratto dai milioni dello sceicco del Psg. In questo bunker costruito a pochi metri dal mare, Higuain lancia la sua sfida alla serie A: “Dai, Napoli, vinciamo!” dice senza troppi giri di parole, approfittando dello spacco tra un allenamento e l’altro. Altro che scaramanzia! Lui ha le idee chiare, ha subito compreso che cosa vogliono i napoletani e quanto da queste parti la Juve sia più di una semplice rivale. Vuole vincere, dunque, l’attaccante. E per farlo ha scelto Napoli, mettendo da parte rancori e delusioni del recente passato. Oggi è questa la sua dimensione, è da qui che ha deciso di ripartire, dalla città che ha saputo amare come nient’altro un figlio della sua terra, quel Diego Maradona che ha dato prestigio a un intero popolo in tutto il mondo. Lo stesso prestigio che un altro argentino, deciso e determinato, è pronto a restituire.
Un mese di Napoli, Higuain: come è cambiata la sua vita?
“Sono qui da poco, ma il mio modo di essere non ha subito grandi variazioni. Sto conoscendo la città e la tifoseria, che è molto calorosa. Sono convinto che qui farò un’esperienza molto importante: società, allenatore e squadra sono di livello”.
Veniamo subito al dunque: ritiene che questo Napoli possa essere vincente?
“Certo, nello scudetto dobbiamo credere, siamo competitivi e possiamo sognare nonostante la serie A sia difficilissima”.
Chi potrebbe sbarrarvi la strada per il primo posto?
“Le solite squadre, partendo dalla Juve che ha fatto capire le proprie intenzioni vincendo largamente la Supercoppa. Anche il Milan è messo bene, ha discrete individualità. Una su tutte, Balotelli, ovviamente. Nell’insieme, però, sono convinto che se facciamo le cose per bene, possiamo vincere”.
È parso di capire che proprio questa convinzione l’ha spinta ad accettare le proposte di De Laurentiis: vero?
“In parte sì. Il presidente è stato molto importante, mi ha convinto subito e mi è piaciuto molto il suo progetto. Qui c’è una gran voglia di vincere, lo scudetto manca da tantissimo tempo. E mi piacerebbe se dopo Maradona fossi proprio io a festeggiarlo con la gente di Napoli. So quanto Diego ami i napoletani e che cosa abbia rappresentato per questa città. Confesso che dentro di me avverto una sensazione particolare quando penso che lui qui ha giocato per 7 anni”.
Napoli-Juve sarà la sfida nella sfida: ci sarà anche Higuain contro Tevez, con lo juventino che punta al ritorno in nazionale.
“No, nessun confronto personale. Con lui ho un buon rapporto, è un grande giocatore. Ma io guardo a me stesso, a quello che dovrò fare per il Napoli in modo da poter confermare il posto in nazionale”.
Lo scudetto, dunque, è alla vostra portata. Ma il cammino in Champions League è altrettanto prestigioso: che ruolo può svolgere il Napoli in questa competizione?
“Difficile dirlo. Gli avversari sono di livello internazionale, ma la squadra è stata attrezzata per reggere il confronto anche in Champions”.
E se dovesse capitarvi il Real Madrid nel girone?
“Magari! Sarebbe sfizioso batterlo. E lo dico senza rancore. Da lì sono voluto andare via io, perché ho bisogno di giocare con continuità e a Madrid non mi è stato possibile farlo. Quando è iniziata la trattativa col Napoli, Ancelotti ha provato in tutti i modi a convincermi, a farmi restare. Ma io avevo già deciso e ho trovato il progetto del Napoli più interessante di altri che mi sono stati presentati”.
Dica la verità: le pesa la responsabilità di dover sostituire Cavani?
“Lui è andato via e sarà ricordato per i tanti gol segnati. Io sono qui e vorrei entrare nella storia del club come Maradona, perché il mio unico obiettivo è vincere. In ogni modo, eviterei confronti e paragoni, non servono. Ognuno di noi è consapevole delle proprie qualità e di quello che può dare. E io sono certo che a questo Napoli darò tanto”.
Insieme con lei, il campionato italiano potrà contare sulla presenza di altri due attaccanti arrivati dall’estero: Tevez, appunto, e Mario Gomez. Che cosa può spingere un giocatore a lasciare un club importante e vincente per iniziare un’avventura in un Paese diverso?
“Anche per i calciatori, e non solo per i club o gli allenatori, i cicli si aprono e si chiudono. Io ho ritenuto finito il mio al Real Madrid e, probabilmente, anche Tevez e Mario Gomez hanno pensato alla stessa maniera per se stessi. In ogni modo, siamo venuti a giocare in Italia, in un campionato tra i più prestigiosi e interessanti in assoluto, che è sempre stato di richiamo per i grandi campioni stranieri”.
Insomma, la disputa per il titolo di capocannoniere è destinata a durare fino all’ultima giornata, pare di capire.
“Al di là della presenza di noi stranieri, in serie A giocano attaccanti italiani di grande valore. Balotelli su tutti, poi c’è Di Natale che non conosco bene. Ma so che negli ultimi anni ha realizzato montagne di gol. Milito? Mi auguro di rivederlo presto in campo, lui è un valore aggiunto”.
Mourinho è partito alla grande, due partite e altrettante vittorie: come è stato il suo rapporto con questo allenatore?
“Mi ha migliorato nel carattere e nell’aggressività, ma a me non piaceva giocare una partita si e l’altra no. A giugno c’è il Mondiale e io voglio continuità. Comunque, resta uno dei più grandi tecnici della storia del calcio”.
Capello, invece, è stato il suo scopritore, colui che l’ha voluta al Real Madrid: che ruolo ha avuto nella sua crescita?
“Con lui sono stato appena un anno, mi ha dato fiducia e mi ha fatto giocare quando ero ancora un ragazzino. Anche lui ha dimostrato di essere un vincente”.
Il presente, invece, è legato a Rafa Benitez: qual è la sua impressione dopo un mese di lavoro insieme?
“È una delle ragioni per cui sono qui. Mi ha parlato, spiegato che insieme avremmo potuto fare grandi cose. Le sue parole mi hanno convinto, così come è stato importante nella mia scelta la carriera che ha avuto e tutto quello che ha vinto”.
Ha avuto la possibilità di giocare con Cristiano Ronaldo; in nazionale ha un compagno di grande prestigio come Leo Messi e sempre in nazionale è stato allenato da Diego Maradona: nella sua storia professionale i grandi campioni non sono mai mancati, finora. I primi due reggono il confronto con l’ex Pibe de oro?
“Sono dei fuoriclasse, al di là delle classifiche di merito. Io sono stato orgoglioso di aver giocato con Ronaldo e con Messi, che ritrovo in nazionale e spero d’incontrare ancora a lungo. Di Maradona dico soltanto che è stato un grande privilegio, per me, averlo conosciuto ed essere stato alle sue dipendenze”.
Scudetto col Napoli e titolo mondiale con l’Argentina: sarebbe troppo per lei?
“Niente male. Ma non precorriamo i tempi, al Mondiale manca un anno e dobbiamo ancora qualificarci. Arriviamoci prima e poi sono certo che lo giocheremo a grandi livelli”.
Papa Francesco ha detto durante l’udienza privata, concessa alle due nazionali in occasione dell’amichevole Italia-Argentina, che voi dovreste essere prima uomini e poi calciatori, un esempio per i giovani: ma è davvero così difficile accoglierne l’invito?
“Posso parlare per me, perché ciascuno ha il suo punto di vista. Io cerco di essere una persona normale, mi piace far conoscere anche la persona. Capisco pure che non sempre può essere così, che in campo è difficile trattenere l’istinto. Però, le parole del Papa dovrebbero farci riflettere e renderci più umani”.
Fonte: La Gazzetta dello Sport