Due mesi fa l’Udinese Calcio ricevette una telefonata da parte della segreteria del sindaco De Magistris. “Siamo interessati alla vostra documentazione relativa all’acquisizione del diritto di superficie per lo stadio Friuli” era il messaggio. Poi non se n’è fatto più nulla e a quella telefonata non è stato dato seguito. Sull’asse Udine-Napoli, intanto, continuavano gli scambi di idee tra Giampaolo Pozzo, patron della squadra friulana, e Aurelio De Laurentiis numero uno di quella partenopea. Oggetto: il “miracolo burocratico” grazie al quale, seguendo le normative vigenti e senza attendere né leggi speciali, né finanziamenti folli, l’Udinese sta costruendo il suo nuovo stadio, che poi è il vecchio, proprio come a Napoli. Venticinquemila spettatori che potrebbero diventare oltre trentamila in occasione di spettacoli ed eventi extracalcistici. Distanza delle tribune dallo stadio dai 5 ai 15 metri. Sky box, aree commerciali, ristrutturazione totale ed in futuro anche una clinica riabilitativa. In un paio di stagioni calcistiche e senza che la squadra giochi altrove, tutto sarà realtà.
“Il miracolo burocratico che abbiamo realizzato – spiega Alberto Rigotto, direttore amministrativo dell’Udinese – parte da un parere emesso dalla Corte dei Conti del Friuli secondo la quale un’amministrazione pubblica può spogliarsi della proprietà del bene stadio per un periodo limitato, dai 60 ai 99 anni, permettendo ad un privato, scelto con gara ad evidenza pubblica, di ristrutturare l’impianto diventandone proprietario a tempo. A sua volta il privato dovrà effettuare i lavori con una ulteriore gara ad evidenza pubblica. In questo modo abbiamo ottenuto tre risultati: l’amministrazione si è liberata di un catafalco a bilancio quale lo stadio, l’impianto è affidato all’unico soggetto che abbia l’interesse che continui a vivere, cioè la squadra di calcio, infine, con un’operazione finanziaria a spese private, si ristruttura un bene che tornerà ad essere pubblico dopo un certo periodo di tempo. Ultima condizione, non meno importante, è che si supera il problema della presenza dell’impianto nel patrimonio indisponibile del Comune”. Il tutto secondo le norme vigenti visto che la legge sugli stadi è considerata un po’ troppo pasticciata e facile ad interessi speculatori. Quindi né leggi speciali, né finanziamenti folli. Per avere un nuovo stadio basta un buon rapporto con l’amministrazione locale, una società con i conti in ordine e dei dirigenti capaci.
A Udine intanto si è provveduto a riposizionare panchine e campo di gioco in attesa dell’ispezione Uefa che provvederà a fornire la licenza. Poi giù curve e distinti mentre il tradizionale arco sarà sempre l’elemento caratterizzante della tribuna del Friuli che non sarà toccata. Il nuovo Friuli costerà complessivamente 40 milioni, 20 dei quali finanziati dall’Istituto del Credito Sportivo. Più spettatori significa più iniziative commerciali, più sponsor, più introiti, il tutto con le leggi vigenti. “Con le attuali condizioni di impiantistica, in virtù della concorrenza enorme delle televisioni – è il pensiero del presidente Pozzo – io non credo che la nostra Udinese avrebbe avuto vita lunga. Invece, con il progetto di riammodernamento, sono sicuro che proseguiremo lungo la strada tracciata. Non dobbiamo dimenticare che la componente emotiva, nel calcio, è fondamentale e avere a disposizione un “catino” bollente, perché sono sicuro che il numero medio degli spettatori verrà incrementato, moltiplicherà il “calore” percepito in campo dai nostri giocatori e ci aiuterà a fare sempre più punti in casa”.
Fonte: Il Mattino