Bruno Marra e la prima volta al San Paolo: “Quel giorno lì mi è cambiata la vita…”

Nota scritta da Bruno Marra sul suo profilo Facebook. Colpiti dall’emozione che trasmette, abbiamo deciso di proporla anche ai nostri lettori:

Quel giorno mio padre tornò a casa prima del solito. Venne nella mia stanza e disse di sbrigarmi perché dovevamo andare via. Mia madre corse dalla cucina e urlò: “Nooo, Tonììì, ma proprio oggi?”.

Mio padre scrollò le spalle come a dire: oggi o domani, prima o poi doveva capitare. Mia madre allora mi mise un cappottino, me lo strinse addosso forte forte, mi abbracciò e disse: “mi raccomando Brunè, ormai sei un ometto”. Scendemmo, in strada era tutto bloccato, in macchina non si camminava. Mi sentivo gli occhi addosso, sembrava che tutti stessero aspettando me. Poi finalmente arrivammo davanti a una montagna. Una montagna grigia, fatta di acciaio e cemento, che mi pareva impossibile ci si potesse entrare dentro. Invece entrammo.

Mi ritrovai tra una marea di persone che ci salutavano come se ci conoscessero. Alcune ci abbracciavano pure. In quel momento pensai che mio padre fosse famoso e ne diventai orgoglioso. Salimmo certe scale e ci sedemmo su dei gradoni insieme a gente che urlava impazzita. Mio padre mi rassicurò: “non ti preoccupare, alluccano perché so cuntent. Nunn’è niente, nunn’è niente”. Ma all’improvviso la terra cominciò a tremarci sotto e il cielo esplose in una gigantesca nuvola azzurra. Sentii un boato feroce e spaventoso, che non credevo potesse esistere una cosa così forte. Mi aggrappai a mio padre più stretto del mio cappottino, ma era diventato pazzo anche lui! Urlava proprio come gli altri e continuava a dirmi: Nun te preoccupà, nunn’è niente, nunn’è niente”.

Sì, nunn’era niente… Era il canto di un intero popolo, un nuovo cuore che mi batteva in petto. L’urlo del San Paolo, il brivido di una storia infinita. La mia prima partita.

Che non lo sapevo ancora, ma quel giorno lì mi è cambiata la vita…

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