Tanto tuonò che piovve. Il Bologna reso bestia nera da Mazzarri, ridotto a spavantapasseri da Benitez, ma nel complesso non c’è dubbio che i segnali estivi sulla nuova direzione tecnica del Napoli si sono dimostrati fondati e la squadra si muove proprio in direzione di quel calcio totale ed europeo che contraddistingue i top team.
Attacco Che davanti gli azzurri, seppur privati del principale finalizzatore degli ultimi anni, potessero riuscire ugualmente ad emergere non c’erano poi tanti dubbi, ma la vera novità per i tifosi è stato vedere il modo in cui la palla arrivava agli attaccanti, una manovra ragionata sin presa pero sin pausa (senza fretta ma senza sosta) nel solco della strada tracciata da Benitez. Ripartendo dai piedi di Pepe Reina (per altro spettatore non pagante) la squadra ad ogni azione saliva rapidamente portando Britos e Albiol (vero regista arretrato, Cannavaro è andato in panchina per permettergli di capire come Benitez vuole sia interpretato il ruolo) sulla mediana, mentre tutti gli altri otto giocatori di movimento erano già riversati nella metà campo avversaria. Naturalmente non si trattava di mera occupazione dello spazio, perché i movimenti sugli esterni, i tagli centrali senza palla, hanno mandato al mare la fase difensiva del Bologna con i suoi propositi bellicosi. Indicativo il fatto che i giocatori con più passaggi riusciti siano stati Inler (68), Britos (62), Albiol (60), su un totale di 644 palle giocate.
Difesa Ma la cosa più sorprendente, almeno per chi scrive è stato vedere la fase passiva del Napoli, che non è ancora al top fisicamente (l’autonomia è salita a 70-75’), ma che per la prima ora di gioco abbondante è stata impeccabile. Con il baricentro di squadra alto, ogni qual volta si è perso palla, centrocampisti e attaccanti hanno dato luogo a un pressing asfissiante fino a recuperare la palla. Qualcuno potrebbe dire, ma non si sfianca così la squadra? No, perché queste fasi di pressing-riconquista durano in media meno di 30”. Con le dovute proporzioni in questo atteggiamento il Napoli ha ricordato non solo il Liverpool d’oro di Benitez, ma anche le squadre di Guardiola, il super Bayern di Heynckes, etc. Segnale importante la voglia di tenere la palla sia in chiave offensiva che difensiva.
La rivoluzione azzurra è iniziata, già sabato avremo un nuovo banco di prova nell’ostico Chievo di Sannino.
Andrea Iovene
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