L’editoriale di Elio Goka: “Donadel trova squadra, ma pe n’aceno ‘e sale se perde ‘a menesta”

editoriale_elio_goka-300x150Donadel ha trovato squadra. Ricordo ancora quando per la prima volta sentii parlare di calciatori disoccupati, che s’erano pure organizzati in una specie di sindacato per lavoratori in cerca di contratto. Ma succede pure che il calcio tiri fuori calciatori con fior di contratti misteriosamente inoccupati.

Il Napoli ha trascorso l’estate tra colpi a sensazione e proclami di mercato, alcuni ampiamente redditizi, altri col soldo della scommessa. Il bello è che la scommessa giunge dalle bocciature di Benitez e da quelle di Mazzarri. In pratica, laddove a furor di popolo erano stati invocati difensori e mediani picchiatori, restano Britos, Fernandez e Cannavaro a fare da torri alla precaria difesa azzurra, pure quando là davanti il resto della squadra stravince e mette in pratica il formulario efficace e fantasioso di mister Rafa. Comandante! Qui rischiamo di abbassare il morale alla truppa. Le retrovie non sembrano godere di ottima salute, soprattutto non se la cavano benissimo a coprire le spalle alla prima linea.

Resta Cannavaro, tifoso in panchina ostinatamente titolare nell’era Mazzarri e rassegnato, forse, alle riserve dell’innovatore Benitez. Resta Britos, male minore di un pezzo di reparto che non convince, nemmeno un po’, anche quando sembra che lo spilungone con l’aria da corsaro si sia dato una svegliata. I suoi svarioni sono pulsioni di una nevrosi senza fine. Resta Fernandez, profeta in patria a Napoli mai andato oltre la sufficienza, tranne nella serata, per lui, incredibile, di qualche anno fa a Monaco di Baviera.

A far compagnia alla tenenza di Albiol restano tre centrali che sanno di vecchio. Non ce ne vogliano, ma si vede a occhio nudo che dalle loro parti c’è il buco nero del nuovo universo azzurro. Molto sembra funzionare, e allora peccato che nei pressi del reparto arretrato non circolino brutti ceffi capaci di spaventare giovani attaccanti che tirano fuori la spregiudicatezza dei loro vent’anni solo con il Napoli e con poche altre difese generose.

Qualcuno mugugna perché i 124 milioni promessi non sono stati spesi. Certo che si potrebbe obiettare dicendo che non si deve spendere per il gusto di farlo, e che non bisogna farlo male, e che gli oblati delle offerte azzurre non sono stati sempre disponibili alle trattative. Va bene, è il destino delle mete a meridione.

Però la sensazione è che qualcosa sia andato storto, o meglio, non sia andato perfettamente dritto. C’è chi parla di rosa corta e chi non la vede di buon occhio. C’è pure gennaio, mese pericoloso, in cui il calciomercato riserva insidie e delusioni, ma fino ad allora c’è da giocare senza pensare ad altro.

Intanto, i cinici del pallone sghignazzano perché il Napoli è riuscito nell’impresa di piazzare altrove Dossena e Donadel. Già, Donadel ha trovato squadra. Non poteva essere altrimenti, almeno come ciliegina di una torta agrodolce dove, a un certo punto, l’ingrediente principale è stato quello di fare manovra di alleggerimento, mandando via gli avanzi degli anni scorsi, sperando che la nuova gestione ottimizzi pure quelli risparmiati all’epurazione.

Ma un altro difensore, proviamo a fare i mister dei nostri stivali, poteva arrivare. A Napoli e provincia di usa dire che “pe n’aceno ‘e sale se perde ‘a menesta”. Speriamo di no.

Sebastiano Di Paolo, alias Elio Goka

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