Non ci chiamate “gufi”, oppure, per dirlo alla napoletana, “ciucciuettoli“, che suona pure sconsiderato a livello di sintassi, ma si intona bene con il senso della parola iettatori. Riportiamo in auge un dolore, una delusione, una sconfitta amara ed imprevista per “fare il callo“, per indurire le nostre ben abituate fauci calcistiche che il beneamato Benitez ci ha insegnato da qualche mese a questa parte, senza ricordarsi che, da queste parti, le concenti esperienze del passato ci hanno spesso svegliato dal sogno e riportato in una realtà che si allontana dall’ideale che ognuno vorrebbe coltivare a vita, quello di essere vincenti in ogni epoca, in ogni momento storico, in qualsivoglia occasione e, principalmente, quanto più è possibile.
Nel campionato 1980-81, quello in cui la Campania fu scossa dal terremoto e il calcio era il principale vincolo di sfogo per una popolazione in difficoltà, gli azzurri si misero in bella mostra agli occhi di tutti, dimostrando finalmente una maturità tattica ed una sagacia nei suoi uomini principali. Era il Napoli di Marangon, Musella, Bruscolotti, allenato da Marchesi, assemblato da Antonio Juliano. Ma era soprattutto il Napoli di un “nobile decaduto” l’olandese Krol, pescato da Juliano in Canada, e ben presto rivelatosi il faro di una squadra, il perno principale di una manovra tutta nuova, impostata dalle retrovie, tutta nuova e, per questo, imprevedibile. Il 26 Aprile 1981 il Napoli affrontava il fanalino di coda della classifica, il Perugia del giovanissimo Salvatore Bagni, oramai rassegato alla retrocessione, in una situazione di classifica che vedeva gli azzurri primi a pari merito con la Juventus. L’occasione e ghiotta per provare lo sprint, considerando anche che da lì a qualche giornata proprio i bianconeri sarebbero dovuti venire a giocarsi a Fuorigrotta le velleità tricolori, in un ambiente ostile ai massimi livelli che avrebbe sicuramente favorito Krol & co. Troppe distrazioni, insomma, per la gara contro gli umbri, si è già con la mente altrove, e quando al primo minuto di gioco un autogol “infame” di Moreno Ferrario porta in vantaggio il Perugia, sembra che ci sia qualche arcano incantesimo che porti il Napoli lontano dalla gloria.
La partita, ovviamente, sarà condizionata da quell’episodio, ma a voltare le spalle agli azzurri ci si mette anche la sorte, infatti i pali e le parate del portiere perugino Malizia, fino ad allora relegato in panchina come secondo, rendono vano ogni tentativo partenopeo di raddrizzare una gara fondamentale per proseguire il cammino verso la speranza del primo scudetto. La Juve così si stacca e prende il volo. Diventa irraggiungibile, vince anche a Napoli (1-0) alla penultima giornata, pure stavolta un’autorete (di Guidetti). I bianconeri terminano con 44 punti, davanti alla Roma, con 42, ed il Napoli, terzo con 38 punti. Alcune voci, forse troppo condizionate dalla delusione, parlarono di combine tra società, addirittura si ipotizzò un lauto premio ai calciatori del Perugia per darsi battaglia fino allo strenuo per fermare il Napoli e la sua corsa.
Ecco il video relativo a quella “maledetta domenica“, un modo come un altro per scongiurare distrazioni questa sera al San Paolo: