Certe forme spettacolari del calcio, spesso nascoste, in disparte, non hanno inni ad accompagnarle, polemiche di contorno, vizi, capricci, annunci e moine. Soltanto l’essenziale.
A Castel Rigone, frazione del comune di Passignano sul Trasimeno, c’è una squadra di calcio che ha adottato una maniera di fare pallone molto lontana dai metodi dello star system, che, da alcuni anni, ha contaminato pure le categorie periferiche, quelle formate da piccoli comuni, cittadine, province desolate, paesini medievali e quartieri di grandi città. Il calcio minore si è fatto prendere la mano, in un istinto di imitazione che lo ha portato a illudersi di decodificare le azioni e le imprese, non soltanto sportive, delle squadre di categorie maggiori, emulandone pure gli aspetti peggiori, senza per questo disporre dei trucchi e dei cosmetici che nascondono le faccende private e clandestine, ahinoi, spesso le più concrete.
Ma a Castel Rigone, come dichiarato di recente dal presidente della società, che milita in Lega Pro, il calcio è inteso in un’altra maniera. Brunello Cucinelli, guida societaria del Castel Rigone, ha chiesto alla Lega Pro di concedere alla sua squadra di giocare le partite il sabato, perché secondo Cucinelli il sabato dovrebbe essere interamente dedicato allo sport, mentre la domenica alla famiglia.
Un’idea “domestica” del calcio e delle sue antiche intimità, che a Castel Rigone hanno deciso di confezionare dentro uno stadio con panchine e spalti in legno, con siepi a fare da muretto di separazione tra il campo e gli spalti, in uno scenario tutto “green”, come direbbero gli inglesi.
Un “ecopallone”, fatto di comportamenti votati alla sobrietà e alla fierezza, semplici, raffinate ed essenziali, come la grazia che si conviene ai luoghi lontani dai riflettori. Il bello è che in questo stadio la maggior parte dei posti sono stati riservati agli ospiti. 500 ai tifosi delle squadre in trasferta e 300 per quelli di casa. Uno stravolgimento persino del concetto di tifoseria.
L’attuale rosa del Castel Rigone è interamente formata da calciatori che hanno accettato di decurtarsi lo stipendio del 20%, andando incontro alle esigenze della società, che non poteva permettersi di pagare oltremisura ingaggi troppo esosi. E pare che gli stessi giocatori che hanno abbracciato il progetto del Castel Rigone abbiano pure accettato di buon grado l’idea di far parte di un ambiente sportivo che vende i suoi abbonamenti e i biglietti delle partite presso “La piccola bottega del pane e del vino”, con ovvio richiamo ai luoghi tanto umani dei ritrovi del passato.
Una maniera romantica di vedere e di fare le cose? Facile farlo quando non si sono in ballo grandi interessi? Può darsi, ma, almeno, non neghiamoci il gusto di raccontarcelo. Albert Camus diceva che “L’uomo è la sola creatura che si rifiuta di essere ciò che è”. In fondo, negli altrove che nessuno sa, qualcuno l’ha capito.
Sebastiano Di Paolo, alias Elio Goka