Dopo aver ammirato il primo tempo di Özil e Ramsey, la domanda ai tifosi napoletani viene spontanea: perché loro hanno il motorino e i nostri no? Eh sì, perché a un certo punto la differenza pare davvero imbarazzante: i due trequartisti dell’Arsenal sgommano via da tutte le parti, accelerano quando vogliono, sono sempre in vantaggio nel recupero del pallone e, praticamente da soli, mandano in tilt la retroguardia di Benitez. Hanno una marcia in più. Anzi: due. Il gioco degli inglesi si sviluppa su questo asse: Arteta-Flamini-Özil-Ramsey. Pochi passaggi e i Gunners vanno in porta. Direte: ma i difensori del Napoli dove sono? Domanda legittima, tuttavia va sottolineato che chiunque sarebbe in difficoltà di fronte a un trio di fantasisti che si muove con perfetta sincronia. Il primo gol dell’Arsenal è un capolavoro da mostrare nelle scuole calcio: Giroud si sposta sul centrodestra, evita l’intervento di Britos, difende il pallone e lo smista a Ramsey che , rapidissimo, arriva sul fondo e pennella un cross arretrato per l’accorrente Özil. Il tiro del tedesco è un esempio di come si deve calciare in certe situazioni: non va cercata la potenza, ma la precisione. E allora ecco il piatto sinistro, piede aperto per aver il miglior impatto sul pallone, e il corpo che accompagna l’esecuzione per non perdere l’equilibrio.
A destra A impreziosire la sua sontuosa prestazione Özil aggiunge l’assist per il 2-0 di Giroud. Entrambe le azioni dell’Arsenal nascono dal settore destro dell’attacco inglese: la squadra di Wenger costruisce proprio lì il 43 per cento delle sue offensive. E quelli del Napoli ci capiscono poco. Özil tocca un’infinità di palloni, novantaquattro, considerando il ruolo, e sempre con la massima lucidità: 75 passaggi, solo 7 sbagliati, 9 cross, 4 sponde, 4 occasioni create. Che cosa chiedergli di più? Inoltre alle invenzioni del tedesco e alle sgommate di Ramsey, sempre micidiali, si aggiungono i movimenti di Giroud. Centravanti prezioso per come protegge il pallone e per come fa salire i compagni: gioca con la squadra e per la squadra. Un dato più degli altri racconta com’è andata la sfida tra Arsenal e Napoli: gli inglesi effettuano 671 passaggi, i ragazzi di Benitez si fermano a 385. La manovra dei Gunners è una ragnatela nella quale Behrami, Inler e, soprattutto, Hamsik restano impigliati.
Zero tiri Per capire la leggerezza del Napoli è sufficiente analizzare la prestazione di Hamsik. Il capitano tocca 45 palloni, effettua 3 lanci, 4 sponde e non tira mai in porta. Mancano le sue accelerazioni, i suoi inserimenti, le sue conclusioni. Hamsik non riesce mai a duettare con Pandev, raramente dialoga con Insigne e Callejon. Alla lunga annega, sormontato dalla marea inglese che avanza con perfette geometrie e altrettanto precisi interscambi. Hamsik, senza il compagno dei sogni Higuain, si trova spaesato e non riesce mai a prendere per mano i compagni. Ecco, in questo si nota un piccolo difetto di personalità che, in particolare nelle gare di Champions League, va corretto in fretta. A volte serve più coraggio: Hamsik prova una sola volta il dribbling, non tenta mai la strada larga delle fasce laterali e perde malamente 5 palloni. Ma sia ben chiaro che la sconfitta dell’Emirates Stadium non è soltanto responsabilità sua: tutto il Napoli delude. Se si vuole guardare il bicchiere mezzo pieno, diciamo che la sconfitta rientra in un normale percorso di crescita. Basta per consolarsi?
Fonte: La Gazzetta dello Sport