“Per il Napoli voglio essere quello che Totti è stato per la Roma: una bandiera“. Indovinate chi lo ha detto? Proprio lui, Paolo Cannavaro: quello che ieri sera in molti avranno indicato come il colpevole, lo scarso, quello non a livello, l’impreparato, il vecchio, l’abbandonato, il distrutto psicologicamente.
Ecco, dopo una partita come quella di ieri, e sostanzialmente dopo un inizio di campionato difficile per il capitano azzurro, sono due le vie da prendere per il tifoso: continuare ad accusare, anzi accentuando i toni, facendo chiudere i profili sui social del giocatore e rovesciandogli addosso tutta la rabbia di questo mondo per una sconfitta in parte immeritata. E poi c’è la seconda opzione, quella più difficile, quella più complicata: sostenerlo. Tutto qui.
Vi ricordate il balzo maledetto della palla al limite dell’area di rigore il 21 febbraio 2012, quando Mata si trovò la strada spianata verso la porta di De Sanctis contro il Chelsea? Ecco, per me il momento di Paolo Cannavaro è l’emblema della sfera in aria durante quel saltello. Ci fu l’errore, grave, sfortunato, inaspettato, eppure il capitano si riprese alla grande, già in quella partita.
Sono sicuro che il capitano si riprenderà come allora, con la fiducia del gruppo e dell’allenatore. Sono sicuro che delle due scelte a disposizione i tifosi sceglieranno la seconda: sostenere è meglio di accusare, solo così si può guardare avanti. Avanti Napoli.
Io sto con Paolo Cannavaro.
Raffaele Nappi