Lungo il cammino della squadra partenopea siamo stati abituati a vivere parecchie delusioni e poche soddisfazioni, questo lo dice la storia, questo lo dicono le cronache del tempo. Riportare alla mente gli episodi spiacevoli non è mai cosa buona e giusta, soprattutto quando ci si è scottati attraverso un’ingiustizia bella e buona, attraverso interventi di terzi che hanno recato un gravissimo danno, soprattutto sotto l’aspetto emotivo, alla squadra e ai propri tifosi, lasciati con l’amaro in bocca non perché a fallire fosse stata la loro squadra del cuore, ma bensì la giustizia sportiva, che mai dovrebbe venir meno, almeno volontariamente oppure istigando a cadere nel gioco del sospetto a causa di inspiegabili e coercitive decisioni, a cui si è dato risposta soltanto millantando ipotesi di combutta.
Nella notte di Coppa delle Coppe, trofeo che verrà poi soppresso per dare spazio agli ampliamenti della Coppa Uefa (l’attuale Europa League) e della Coppa dei Campioni (oggi Champions League), gli azzurri di Pesaola si giocavano il passaggio in finale contro i belgi dell‘Anderlecht, battuti nella gara di andata al San Paolo per 1 a 0 da una rete di Beppe Bruscolotti. Erano gli anni di Rensebrink e Van der Elst, anni in cui l’Anderlecht primeggiava in campionato ed in Europa, grazie ai numeri dei propri campioni e anche grazie ad una solida società alle spalle, forte dei finanziamenti del presidente proprietario dell’azienda produttrice della birra Bellevue, all’epoca una delle migliori etichette belga. Il ritorno in Belgio sembrava non essere dei più facili, conoscendo il valore della squadra ma soprattutto in considerazione dell’infernale accoglienza di migliaia tifosi belgi che affollava le gradinate del “Constant Vanden Stock” Stadion , tra i quali c’era, come sempre, una minoranza di emigranti napoletani, desiderosi di vedere il Napoli trionfare in ambito europeo, una sorta di omaggio ai tanti appassionati azzurri che, per necessità, hanno scelto l’estero per vivere le proprie esistenze.
La gara comincia ed il Napoli è in vantaggio dopo due minuti…se non fosse che l’arbitro inglese, Sir Bob Matthewson decise di annullare il gol per la posizione sospetta dell’autore della rete, Speggiorin, che già si avviava a festeggiare verso la sparuta rappresentanza di tifosi partenopei, ignari che da lì a qualche secondo il fischietto “made in England” decidesse di concedere la punizione ai belgi per fuorigioco. Quel gol avrebbe costretto l’Anderlecht a segnare 3 reti per passare il turno, cosa che sicuramente avrebbe cambiato quantomeno l’approccio alla gara dell’undici belga, bisognoso di scoprirsi per cercare il tutto e per tutto, mettendo la difesa a serio rischio dei contropiedisti azzurri, in primis “mister Miliardo” Savoldi. Le immagini diranno che l’off side era inesistente, anche se le prove, col tempo, si sono perse, essendo un’epoca ancora priva delle tecnologie moderne di cui si dispone oggi, figurarsi che il match fu trasmesso dalla Rai in via del tutto eccezionale, altrimenti le radioline sarebbero state l’unica alternativa per seguire le sorti degli azzurri anche all’estero.
Dopo qualche minuto il gioco riprese ma la gara verrà condizionata in maniera inesorabile da quell’episodio negativo per la compagine azzurra, supportate anche e soprattutto dalle sciagurate scelte arbitrali, una direzione di gara a senso unico, con falli invertiti e punizioni a dir poco dubbie, che fecero imbestialire anche i più pacati calciatori napoletani in campo. Tarcisio Burgnich, sempre un esempio di correttezza, a fine gara, lancerà via la maglia verso l’arbitro, ricordandogli che mai aveva assistito ad uno scempio simile nella sua lunga carriera. La sorte sembrò tornare a favorire il Napoli quando Esposito sembrò calciare a botta sicura verso la porta dei viola, invece la traversa arrivò, meschina, a confermare che non era proprio serata per i colori azzurri.
Poco dopo dalle impressioni si passò alle certezze, le reti di Thissen e Van der Elst misero nero su bianco all’eliminazione del Napoli dalla competizione europea, una maledizione, una terribile delusione, una mazzata tra capo e collo che soltanto il tempo ha aiutato ad assorbire, ma che nulla potrà cancellare dagli almanacchi sportivi, senza però conoscere la vera ingiustizia che, nel dopogara, una strana coincidenza portò alla luce, messa lì apposta per avvelenare ancor di più una cocente e beffarda sconfitta. L’arbitro Matthewson era un agente per il commercio, attività che professava in Inghilterra. I bene informati fecero sapere che aveva, tra le case rappresentate, proprio quella della birra Bellevue, come detto di proprietà del patron dell’Anderlecht, e che qualcuno, qualche sera prima, aveva visto a cena entrambi, cioè l’arbitro, nelle vesti di agente distributore in Inghilterra, ed il datore di lavoro incaricato di pagargli le commissioni per l’agenzia svolta in patria, cioè il presidente della squadra belga. Oggi il fabbisogno di “gossip” avrebbe portato alla luce ulteriori dettagli di questa vicenda, ovviamente le illazioni restano e resteranno tali senza il beneficio delle prove, ma questo “scoop” alimentò in maniera determinante quella consapevolezza di aver subito un vero e proprio torto dalla sorte, dal mondo del calcio, dal sano spirito sportivo che dovrebbe contraddistinguere tutti, presidenti, calciatori e arbitri.
Sergio Cecere
Ecco il video di quella “nottata” amara: