Il tour de force è appena cominciato. Primo obiettivo: bottino pieno al San Paolo

"Notti magiche inseguendo un gol" cantava Bennato nella sound track dei mondiali '90, è così anche per gli azzurri, che affrontano le grandi sfide in casa propria con un giocatore in più, il proprio pubblico. Sono loro i veri campioni...

Vabbé la Champions e il ritorno col Marsiglia. E vabbé anche la Juve. Che è la “Partita”. Sempre. Però, prima, ce ne sono altre tre di partite, che non hanno la “p” maiuscola, eppure contano eccome. Perciò i punti innanzitutto. E subito. Nove, l’ideale. Per braccare la Roma e prendere coraggio. Un filetto che farebbe classifica e morale. A Firenze è sempre dura. Montella ha qualità e gioco, e al Franchi un pareggio ci può anche stare.

Il calendario la prima “zoommata” di un ciclo di tre partite in sette giorni. Già decisive 0 quasi. Torino e Catania al San Paolo, la Fiorentina in mezzo. Due in casa e una fuori, e fattore Fuorigrotta che deve incidere. E’ cosi da sempre. Dovrà esserlo ancora. Cinquantamila contro undici: superiorità schiacciante. Che non fa gol, però spinge, pressa e un po’ fa tremare le gambe a chi non c’è abituato. Il Torino domani, il Catania sabato sera: pranzo e cena con gli azzurri. Le vittorie passano da Fuorigrotta. E’ là che da undici giornate (campionato passato incluso) il Napoli fa sempre gol. Segna a tutti. E solo il Sassuolo, in questa stagione, ha fatto pari. Bologna, Atalanta, Borussia Dortmund e Livorno tutte battute.

L’attacco azzurro è da paura. Una miniera d’assist e reti. Si sono sbloccati tutti. Anche Mertens. Mattatore al Velodrome eppure ancora l’unico che non è andato a segno. Questione di tempo. Esaltante a Marsiglia, determinante con Duvan Zapata: il bomber in più. Quello che forse non t’aspettavi già, l’omone d’area di rigore coi muscoli e i centimetri di un gigante. E il destro che fa male. C’è bisogno di tutti adesso. Tre partite in sette giorni. Fatica, stress e soprattutto gol. Fondamentali. C’è abbondanza in avanti. Si scalda Insigne, è pronto Callejon, Hamsik c’e, Higuain sta arrivando. Il miglior Higuain. E‘ all’ottanta per cento della condizione.

Benitez dovrà gestire l’organico. Valorizzarlo. Esaltarlo. Scelte mirate, dunque. Programmate. Intesa totale staff tecnico, quello medico e il giocatore. La formazione sarà presente e già futuro. E così che s’arriva al top nei momenti top. Quelli che orientano la stagione, e la indirizzano, fanno da spartiacque tra l’estasi di una vittoria e il rimpianto di ciò che poteva essere e non è alla fine stato. Il Torino subito, la Fiorentina tre giorni dopo, poi il Catania prima della Champions e la Juve. Che è sfida scudetto a prescindere. E allora attenzione a tutto. La differenza nei particolari. Sfumature che coglie solo l’esperienza, l’abitudine a vivere, e soprattutto gestire, certi momenti. Benitez è l’occhio lungo. Quello di scelte spesso sorprendenti. Tutti i parametri sotto mano. Le ore di sonno, i giorni di riposo con la famiglia, gli umori e lo stress da viaggi e spostamenti. E’ però il campo e la sala video il centro di gravità dei sogni azzurri.

La formazione sempre e solo un’ora prima di andare in campo. La psicologia di Rafa è da manuale della preparazione. Spogliatoio sempre sulla corda. Tensione giusta nel gruppo, intensità a mille durante l’allenamento. Niente è trascurato. Neppure gli infortunati: indisponibili e comunque coinvolti. Almeno mentalmente. Pure se poi le assenze pesano. Fuori Zuniga e Britos. Fuori e per un po‘. Là dietro non sono tantissimi e c’è chi è in difficoltà. Tre partite, tre reparti. L’attacco una varietà d’opzione.

Centrocampo da equilibrare. Sempre. Inler, Dzemaili e Behrami i tre svizzeri di una mediana da alternare misurando minuti nelle gambe, caratteristiche tecniche e umori. Tutto per tutto. Torino. Fiorentina e Catania aspettando Marsiglia e Juventus. Il meglio è in fondo, ma bisogna arrivarci. E bene.

FONTE: Corriere dello Sport

 

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