Metti una serie di partite, prima a Torino con la Juve e poi a Napoli, fai scendere in campo un Catania ancora sotto choc per l’avvio di una stagione tutt’altro che felice, prendi un allenatore nuovo e ti accorgi che devi scalare le montagne. Ma chi guida i siciliani, è una persona quieta e perbene, uno del Sud che in panchina sa cosa fare soprattutto quando si vive tra discese ardite e improvvise risalite. Lui, è il buon Gigi De Canio con quella camicia bianca che in fondo gli somiglia. Una camicia pulita. Contro campioni, campioncini e reduci juventini, per via di tanti infortuni, ha mandato in campo tre ragazzi poco meno che ventenni, più altri nomi quasi mai sfiorati dalla grande, disattenta attenzione generale. Ha perso male. Però lui possiede fantasia e coraggio. «Sono comunque orgoglioso di essere al Catania, usciremo dalla crisi». Una frase che non è solo saggezza e nemmeno prudenza, è autobiografia. Quando venne al Napoli, De Canio aveva già la patente del calcio professionistico (Udinese), gli affidarono una buona utilitaria non un bolide. Poi quel Napoli sbandò in curva, e qualcuno nel club allentò i bulloni alla squadra e all’allenatore. Gigi durò una stagione, andò via rinunciando al contratto dopo aver proposto un piano di rilancio societario ma visse sulla propria pelle il trapasso dal Napoli di Ferlaino a quello di Naldi. Ora il pallone racconta che mercoledì un allievo ha superato il maestro. Antonio Conte – vice di De Canio al Siena – ha raccolto trofei e consensi nel corso della sua carriera da allenatore. E il suo mentore, l’attuale tecnico del Catania, ne celebra i meriti ma in condominio. «Lui è più avvantaggiato di me – dice sorridendo De Canio – perché a Siena eseguiva ciò che gli chiedevo di fare. Si capiva che sarebbe diventato un grande allenatore, non a caso l’ho scelto come vice».
È andata malissimo mercoledì?
«La Juve è forte, pur se per merito nostro nella prima mezz’ora è stata ben contenuta. Ma tant’è, possiede numeri e qualità, può diventare di nuovo lo schiacciasassi del campionato. Ora mi toccherà il Napoli, ciò che più mi preoccupa è la condizione della mia squadra falcidiata da tanti infortuni. Sì, perché avere a che fare con gli azzurri non è semplice a pieno organico, figurarsi con quello mezzo vuoto».
Con la Fiorentina il Napoli ha vinto con fermezza giocando all’italiana.
«A Firenze è stato cinico e bravo, aiutato pure da qualche svista arbitrale, però ha preso i tre punti, dimostrando la mentalità giusta e le potenzialità necessarie per vincere anche partite difficili».
Napoli aiutato? Magari spera che domani possa scattare una sorte di compensazione nel giudizio dell’arbitro, visto che anche il Catania è stato penalizzato a Torino…
«Macché, si tratta di sviste. Errori che possono esserci, nessuna sudditanza e non esiste alcuna legge di compensazione».
Si legge una sottile ironia nelle sue parole.
«L’arbitro è stato molto bravo… ci ha anche aiutato. Infatti per questo abbiamo perso solo 4-0…».
Tutto chiaro, ben capito com’è andata. Passiamo ad altro: lei andò via da quel Napoli perché fece un po’ come Benitez, propose un piano aziendale e la figura dell’allenatore manager.
«Potrei cavarmela con un’altra battuta: sono stato un precursore incompreso. In realtà cercai di fare gli interessi del club proponendo un piano strategico affinché il Napoli non arrivasse spedito al fallimento. Mi risposero di no, andai via rinunciando a due anni di contratto e senza un’alternativa pronta. Non so in quanti si comporterebbero così. E quanti rinuncerebbero a un forte guadagno in cambio di principi sani e costruttivi».
Il Napoli ora, però, è ben altro: sa sorprendere. Quest’anno sono i nuovi acquisti ad aver preso per mano la squadra, cosa mai accaduta.
«Forse perché qualcuno di questi è stato scelto dall’allenatore e in casi del genere diventa difficile sbagliare quando sai bene chi ti può servire per la tua idea di gioco».
Chi toglierebbe sabato agli azzurri?
«Mi lasci pensare… toglierei Higuain… poi Mertens, poi ancora Pandev. Magari se Benitez volesse fare un congruo turn over prima del Marsiglia…».
Che partita sarà Napoli-Catania?
«È come Davide contro Golia, speriamo che il miracolo del piccolo che ferma il grande si ripeta. Del resto il Sassuolo ci è riuscito. Comunque tanto di cappello al Napoli, candidato alle prime tre posizioni in classifica e pronto per raggiungere i quarti di finale di Champions. Io la vedo così».
Fonte: Il Mattino