Questa è una di quelle settimane nelle quali, in maniera più assoluta e sentita, tutti gli occhi ed i riflettori di Napoli sono puntati sul Napoli, esclusivamente “sul Napoli di Benitez”, quello che lotta per il tricolore e che infervora i sogni e le serate infrasettimanali dei tifosi con le sfide di Champions, abbondantemente condite di lustro e prestigio.
Eppure, questa è anche una di quelle settimane in cui, una delle più valorose armigere dell’ “altro Napoli”, merita di salire su quello stesso palco per rubare la scena “ai Signori del calcio”, giusto il tempo necessario per raccogliere l’accorato e scrosciante applauso che sinceramente merita, perché, anche lei e ,forse, lei anche di più, ha saputo guadagnarsi sul campo.
Già, “l’altro Napoli”: quello della cui esistenza abbiamo tutti piena consapevolezza, perché vive lì, proprio sotto i nostri occhi, eppure non ce ne curiamo; quello che scende in campo con l’intento di perseguire ambizioni più terrene e meno velleitarie, ma animato da un’instancabile combattività, un imperturbabile spirito di sacrificio ed uno sconfinato ed incondizionato attaccamento ai colori ai quali è chiamato a dare corpo, anima ed orgoglio; quello composto da impavide, semplici ed infinitamente speciali ragazze, giovani e temerarie guerriere, la cui armatura è rappresentata da quella maglia azzurra che per chi vive ed ama Napoli è sinonimo di vita, sotto la quale battono tenaci e generosi cuori di piccole, ma già smisuratamente grandi donne.
Questa è anche la settimana nell’ambito della quale Napoli si appresta a vivere “la sfida” che incarna il più sostanzioso e sprezzante sentimento di riscatto d’orgoglio partenopeo ed è, pertanto, ancor più consono ed opportuno proferire, proprio durante questa settimana, il doveroso tributo ad una delle massime e sublimi interpreti di quel senso d’appartenenza: Valeria Pirone.
E’ difficile spiegare la sua anima a chi non l’ha mai guardata negli occhi, ma compito ancor più arduo è quello di definire ciò che è capace di inscenare quando si ritrova all’interno del rettangolo verde, con un pallone tra i piedi e quella muraglia di avversarie che, sistematicamente, si frappone tra lei e la porta.
Lotta su ogni singolo pallone, dispensa consigli alle giovanissime che, quest’anno, costituiscono parte integrante della rosa del Napoli, ritorna, si propone, il suo feeling con la porta è disarmante per quanto è palese che sia dettato dal “gene del pallone” di cui il suo dna è pregno, non è mai troppo stanca per inseguire anche il più improbabile dei palloni.
Da ogni singolo passo che Valeria imprime sul manto erboso, si evince l’amore viscerale che la lega al calcio e alla maglia che indossa ed è proprio da quell’amore che le fa bollire il sangue nelle vene che nascono l’abnegazione, la grinta, l’ardore che rendono tanto peculiari ed encomiabili le sue performance.
Lo scorso sabato, Valeria Pirone, si è resa autrice di una delle sue “solite” prestazioni a base di caparbio sacrificio e tecnica sopraffina, performance suggellata da un pregevole gol.
In verità, prima di quel momento, il cielo che faceva da sfondo allo Stadio Collana era pericolosamente minacciato da obesi e cupi nuvoloni grigi. Non appena Pirone ha violato la porta del Firenze, un rigoglioso e fiero sole ha pervaso la scena.
Mai la casualità avrebbe potuto partorire un’istantanea più eloquente e rappresentativa per suggellare la magnificenza di quel momento: anche le nuvole hanno tirato la gamba indietro, quasi intimidite da quel prodigio di cuore ed orgoglio che con impareggiabile fervore, incessantemente, lottava in campo.
Valeria Pirone “è il sole” del Napoli Calcio Femminile.
La bandiera, l’emblema, l’impeto, la rabbia, la passione, la fierezza che porta cucite tra cuore ed anima, la esortano a caricarsi la squadra sulle spalle nei momenti di difficoltà e la inducono a spingere incessantemente sull’acceleratore per portarsi verso la porta avversaria, per cercare di violarla e vincere per portare la sua squadra in salvo.
Ed è per questo che, nonostante il gol, sabato scorso, Valeria era sinceramente rammaricata, perché quella rete non si è rivelata sufficiente per consentire alla sua squadra di conseguire la vittoria.
“Potevo fare di meglio!”
Questa è la frase che, sistematicamente, alla fine di ogni partita, vinta o persa che sia, sento pronunciare a Valeria.
Un’ammissione tanto paradossale quanto immotivata, poiché in netta antitesi con le estenuanti prestazioni delle quali l’attaccante napoletana sa rendersi sempre protagonista ed è, inoltre, un mea culpa che “i Signori del calcio” ci hanno insegnato essere in netta antitesi con lo status di calciatore, giacché mai e poi mai se ne rendono autori, se non al cospetto di partite palesemente non disputate “alla Pirone”.
Quella di Valeria non è pazzia, ma la ferma e genuina umiltà di una ragazza ponderata senza grilli per la testa, ma che, piuttosto, ha saputo preservare quella pura ed innocente voglia di giocare a calcio che appartiene ai bambini, quel semplice e morigerato desiderio che, nel suo caso, nel caso delle “signore del calcio”, non viene sporcato dal fascinoso richiamo del vile denaro.
Gli occhi di una bambina che spalancano la finestra sull’anima di una donna: questo trapela dagli sguardi di Valeria Pirone.
Ed è questo che i suoi occhi raccontavano anche lo scorso sabato, al termine della partita con il Firenze.
Una gioia strozzata in gola, quella scaturita dal gol, perché, appunto, non ha incoronato la vittoria.
Poche parole, tanti sguardi, più eloquenti di mille parole.
“Il gol lo dedico alle mie compagne, con le quali sto condividendo tanti sacrifici ed al Mister, una persona speciale che ci sta dando moltissimo, umanamente e professionalmente. Spero di potergli dedicare gol più importanti.”
Cosa stai cercando di insegnare alle tue compagne di squadra più giovani?
“Devono imparare a giocare con il cuore. Le avversarie contro le quali saranno chiamate a misurarsi, saranno più grandi, d’età e fisicamente, più esperte e più brave tecnicamente. Per avere la meglio su di loro, devono metterci il cuore.”
E con una maestra come lei, la lezione, risulterà, senza dubbio, più facile da apprendere.
Valeria Pirone è un’anima nella quale sono imbastiti valori ed ideali nei quali, nel calcio, così come nella vita, troppo raramente siamo abituati ad imbatterci.
E per Napoli, la presenza di un diamante così raro incastonato nella sua prestigiosa corona, deve rappresentare motivo di sconfinato orgoglio.
Luciana Esposito
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