STELIO NARDIN – Dal ’65 al ’71 padrone della difesa partenopea, con 135 gare all’attivo, terzino che assieme a Pogliana risolse il problema dei fluidificanti per un bel po’. Gran fisico e buon senso della posizione erano i marchi di fabbrica di un calciatore utile e affidabile. Ad avercene come lui… TARCISIO BURGNICH – 84 gara in azzurro, fisico possente, grandi qualità tattiche per un difensore che dal ’74 al ’77 ha militato in azzurro dando lustro a questa maglia, lui, reduce dai mondiali del ’70 in Messico, quelli della gara perfetta, Italia-Germania 4-3, della finale persa col Brasile. Il signore della difesa, un pilastro insostituibile, un grande… GIOVANNI VAVASSORI – Dal 1972 al ’77 con i colori del Napoli (94 presenze ed 1 gol) Vavassori paga in maniera fin troppo eccessiva un grave infortunio che lo ha allontanato da una grande carriera e dalla nazionale maggiore. Ottima tecnica di base, lascia in azzurro i migliori anni della sua carriera, che proseguirà in maniera soddisfacente anche nelle vesti di allenatore. Fu squalificato nell’86 a seguito dello scandalo calcioscommesse. DINO PANZANATO – Dal ’64 al ’73 in azzurro, 197 presenze ed un gol per una militanza in azzurro senza infamia e senza lode. Lo si ricorda in particolare per la maxirissa nella gara contro la Juve dove si prese 9 giornate a causa del compagno di squadra Sivori, che “appiccò la fiamma” della “scazzottata”. Ad ogni modo, per senso di posizione e continuità verso un gioco fatto di sostanza, lo si ricorda come un difensore su cui si poteva contare. LUIGI POGLIANA – Una vita in maglia azzurra, a 22 anni preso dal Novara e portato in pianta stabile in azzurro, dove passerà i dieci anni di una carriera fedele soltanto ai colori del Napoli (dal ’67 al 77 196 presenze e 6 reti). Terzino fluidificante, sicuro e affidabile nel suo ruolo, apprezzato e stimato dalla platea napoletana per la sua pacatezza ed uno stile sobrio, mai fuori le righe. MORENO FERRARIO – Unico neo di un’ottima carriera in azzurro, un autogol che regala la vittoria al già retrocesso Perugia, a poche giornate dal termine del torneo, escludendo di fatto il Napoli dalla corsa al titolo. Diverrà però protagonista del primo scudetto nel 1987 a cancellare una macchia che non potrà far dimenticare il temperamento e la duttilità di un ottimo centrale di difesa che ha militato negli anni migliori della sua carriera (dal ’77 all’88 311 presenze e 8 reti) in una squadra a cui ha dedicato tutta la sua professionalità. andrà via da Napoli per l’ipotesi di congiura nei confronti di mister Bianchi, assieme con Garella, Bagni e Giordano. GIUSEPPE BRUSCOLOTTI – Se dici storia azzurra, dici Bruscolotti. 511 gare in azzurro e 11 gol, tutta una vita dedicata al Napoli, che ancora oggi porta nel cuore e segue con passione. “Palo ‘e fierro” per i più intimi, difensore roccioso e tenace, bravo tecnicamente e mai fuori posizione, abile marcatore e spirito battagliero, per un non nulla perde la nazionale nell’anno dei mondiali spagnoli del 1982 a favore della convocazione del giovanissimo Beppe Bergomi. Col Napoli vince il primo scudetto e cede la fascia di capitano a Maradona, gesto che rimarrà nella storia napoletana e nel cuore di Diego, che ancora oggi lo ringrazia. RUUD KROL – Forse il migliore di sempre, per classe, stile, potenza e pragmatismo. Il Tulipano di Amsterdam arrivò a Napoli quando la carriera sembrava chiudersi, senza molte velleità e con la sola voglia di giocare, così “Totonno” Juliano lo porta a Napoli prima in prestito, per poi acquisirlo a titolo definitivo, in un operazione intelligente e lungimirante. Dall’80 all’84 Krol gioca 107 gare in azzurro segnando un gol, imponendosi come uno dei centrali migliori del panorama europeo, a Napoli poi trova una sua dimensione nelle vesti di “libero” con licenza di impostare, divenendo un modello per le altre formazioni. Si ricordano gli allenamenti duri a cui si sottoponeva nell’era Marchesi, con una corda legata alla vita trascinava con se pneumatici per rafforzare la spinta in fase di accelerazione, quasi come fosse un bolide, una fuoriserie. E’ tutt’oggi considerato uno dei migliori calciatori che abbiano vestito la maglia del Napoli. Un mito destinato a restare tale per sempre. CIRO FERRARA – Che nessuno s’azzardi a dimenticare Ciro, il figlio di Napoli. A quattordici anni è sulla carrozzella vittima di una sindrome che mina la sua possibile carriera, che non verrà frenata grazie anche alla grinta indomita del ragazzo. Con la maglia azzurra 247 partite e 12 gol, una vita in pratica, o una parte di essa, già, perché l’altra l’ha passata in bianconero. Da qualcuno additato come traditore, dimenticandosi che grazie anche alla vendita di Ferrara il Napoli ebbe ossigeno per qualche anno ancora. Scene indimenticabili quando insacca il gol del nuovo vantaggio nella finale di ritorno a Stoccarda, una maschera di gioia mista ad incredulità che presta le emozioni al concetto del “segnare un gol in una finale”, a braccetto con l’urlo di Tardelli in Spagna. GIOVANNI FRANCINI – Pagato 5,9 Miliardi di lire, uno dei migliori nel ruolo di terzino sinistro fluidificante arriva a Napoli nel pieno della sua maturazione calcistica, quando gli azzurri avevano appena conquistato il tricolore. In nazionale paga la concorrenza spietata di Cabrini che lo costringerà a brevi parentesi e nulla più. Con la maglia del Napoli vincerà scudetto, Coppa Uefa e Supercoppa Italiana, e andrà via soltanto nel ’94 con 184 presenze e 10 gol a coronare una esaltante cavalcata all’ombra del Vesuvio. FABIAN AYALA – Fu acquistato dal Parma nel 1995 per 5 miliardi e girato in prestito al Napoli. Dopo il primo campionato, i partenopei riscattarono l’intero cartellino e nelle successive due stagioni conquistò la fascia di capitano ed una maglia da titolare nella sua Nazionale. Nell’estate del 1998 fu ceduto al Milan per ben 18 miliardi delle vecchie lire ma il rendimento in rossonero non fu dei migliori. Abile difensore centrale, ottimo piede e capacità di gestire il reparto arretrato con una certa padronanza. Paga un po’ la lentezza, che nel campionato italiano è più evidente, ma nonostante ciò è stato un elemento di sicuro valore. Poi si sa, gli argentini a Napoli… FABIO CANNAVARO – Se Ciro Ferrara è un figlio di Napoli, lo è di certo anche Fabio. Una differenza sostanziale è che lui si è affermato altrove. lasciando Napoli con 58 presenze ed un gol, e la speranza di diventare un grande difensore, cosa che purtroppo si è avverata a favore delle squadre in cui ha militato. Anche lui ha contribuito al salvataggio di una società alla canna del gas, quando Tanzi lo portò al Parma lasciando nelle casse azzurre i soldi necessari per sopravvivere. Le solite storie, insomma, ma Cannavaro lascerà un vuoto incolmabile e il rammarico di aver perso un valore aggiunto che, in altri frangenti, avrebbe significato vittorie e successi insperati. Questione di momenti storici, fosse arrivato oggi, forse anche Paolo ne avrebbe tratto vantaggio… ANDRE’ CRUZ – In azzurro dal ’94 al ’97, 83 presenze e 13 gol per uno dei difensori con la maggiore propensione al gol che il Napoli abbia mai avuto, vuoi per l’estro balistico sui calci da fermo, ma anche per quella padronanza di palleggio che lo fece spostare più volte sulla mediana. La posizione-Cruz divenne così la zona del campo in cui un calcio piazzato poteva essere “una sua questione”, rimase nei cuori dei napoletani per aver risolto spesso partite altrimenti ingarbugliate e per aver tolto le castagne dal fuoco in situazioni piuttosto difficili. Lasciò il San Paolo per approdare in rossonero, al Milan, nella delusione generale per aver perso l’ennesimo ottimo tassello. GIANLUCA GRAVA – Non sarà stato un fulmine di guerra, un roccioso ed arcigno difensore, un indimenticabile frangiflutti delle fascia, ma Gianluca ha dato cuore, corpo ed anima per il Napoli sin dai tempi delle gare contro le squadre sconosciute, nelle viscere dell’inferno della C, fino ad arrivare alle porte della gloria, in Champions League e ai limiti del sogno tricolore. Dal 2005 allo scorso Giugno con la maglia azzurra (153 presenze e 2 reti), ora è responsabile del Settore Giovanile partenopeo, una carica ad honorem per aver sofferto e brillato in maglia azzurra senza mai una lamentela, una parola fuori luogo, un qualsivoglia gesto che abbia infastidito l’ambiente. Esempio raro di attaccamento ai colori, ha ricevuto dalla platea azzurra il miglior plauso che un campione possa sognare. Onore e merito ad un combattente mai domo…HUGO CAMPAGNARO – Fino allo scorso anno esterno di difesa azzurro (118 presenze e 4 reti col Napoli)dotato di ottima tecnica di base e di quella forza d’urto che contraddistingueva le sue sortite in avanti, vera specialità della casa. Grinta e passione completavano un calciatore di sicuro valore che ha dato tanto al Napoli negli anni della risalita, e che ora ha seguito il suo fedele Mazzarri nelle fila nerazzurre dell’Inter. Sempre resterà nella mente dei supporters azzurri per quel senso d’appartenenza, quel suo “stringere i denti” che lo catapulta tra i beniamini. Peccato averlo perso senza troppi rimpianti…
“Roccia”, quanto ci manchi. E’ questo un po’ ciò che ci viene da dire riguardando la speciale lista che abbiamo redatto dei migliori difensori della storia azzurra, sperando di non aver tralasciato pezzi importanti, qualora così fosse, non c’è ne vogliano i “dimenticati”. Ruolo fondamentale quello del difensore, centrale, libero, stopper, esterno destro o sinistro, terzino fluidificante, insomma una serie di posizioni delicate e necessarie per una squadra che vuole fare dell’assetto tattico della retroguardia il proprio punto di forza.
Negli anni della storia azzurra si sono avvicendati numerosi calciatori, molti dalle dubbie capacità, tanti di buon livello, pochi davvero fondamentali nello scacchiere azzurro. Vi proponiamo la nostra “speciale classifica”, augurandovi una buona visione, con la speranza che queste immagini riportino alla mente i piacevoli ricordi di una lunga e splendida cavalcata azzurra.