Il calcio, uno sport o almeno dovrebbe

Calcio. Solo è semplicemente calcio. Uno sport come tanti altri, o almeno dovrebbe esserlo. Sport nazionale nel contesto dello stivale italico. Se madre natura avesse avuto un po’ di fantasia ed un minimo di arguzia avrebbe potuto scegliere la scarpa in un negozio sportivo, magari un paio con i tacchetti.

L’umore della popolazione italiana si misura anche la domenica, tra un pranzo in famiglia e quella che un tempo era novantesimo minuto. Poi è arrivata la tecnologia, la pay-tv, le partite viste in tv e spalmate sull’intera settimana, tra coppe internazionali e partite di cartello. I cambiamenti non hanno però mutato la passione degli italiani che si ritrovano ai nastri di partenza la domenica, forchette in mano e pranzo servito.

Passione sfrenata quella degli italiani,  uno dei pochi sentimenti comuni, che attraversa l’intero stivale, da nord a sud. Passione incondizionata che sfocia spesso in amore spasmodico. Un senso di appartenenza, una possessività che genera situazioni assurde, talvolta paradossali.

Aggressioni programmate, stadi fatiscenti, cori razzisti, ultime le note discriminazioni territoriali. Lo stadio calcistico sembra esser diventato, da anni ormai, la valvola di sfogo di un’intera nazione. L’assurdo sembra diventato quotidianità e si ripropone di tanto in tanto, all’occorrenza. Non più di un paio di settimane fa l’assurdità s’è manifestata durante un match della terza serie, Salernitana-Nocerina. Ieri il caso s’è riproposto, mentre negli anni si contano le aggressioni perpretate ai danni di giocatori colpevoli di non sudare la maglia.

Napoli non è esente da queste manifestazioni, Francesco Baldini difensore, anno 2002. Aggredito da un gruppo di facinorosi quando la squadra arrancava nelle serie minori. Edinson Cavani, una delle motivazione del suo approdo a Napoli fu l’aggressione subita a Palermo.

L’ultimo episodio ieri sera. Il Milan di scena contro “l’odiato” Genoa. Anni di rivalità tra le due squadre ed i rossoneri  non in grado di andare oltre l’1-1. La partita è sfociata in polemica dopo una serie di striscioni esposti in curva sud.

Dov’è lo sport? Dov’è finito la passione giovanile che fa correre dietro al pallone? Possibile che un gruppo di professionisti, profumatamente pagati da noi utenti del pallone, debba sottostare ad incontri risolutori per evitare possibili sassate al pullman o contestazioni gestite da poliziotti in assetto anti sommossa? Dov’è finito il calcio? Tante le domande che rimbombano nella testa.

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