ATTILA SALLUSTRO – Una vita in azzurro, 260 presenze e 108 reti, dal 1926 al ’37 diventa l’emblema del Napoli che combatte e vince le battaglie in campo. Simpatico l’aneddoto relativo al suo essere professionista. Il padre, considerando disdicevole che prendesse soldi per fare un’attività sportiva, gli impose di giocare gratis: l’attaccante cominciò a ricevere uno stipendio solo nel 1932 quando, passato professionista, riceveva 900 lire al mese di stipendio (salito poi a 3.000 lire negli anni in cui fu capitano). La fama raggiunse livelli tali che in quegli anni ricevette in regalo una Balilla 521: con la stessa investì un passante che, riconoscendolo, gli disse: «Scusate tanto, è colpa mia. Voi potete fare tutto quello che volete…»ANTONIO VOJAK – Dal ’29 al ’35 in maglia azzurra, dove realizzò 102 reti, fu uno dei primi bomber, assieme a Sallustro, a regalare gol a grappoli ai tifosi partenopei. Fu anche il primo caso di calciatore arrivato in azzurro sponda juventina. AMEDEO AMADEI – 171 presenze e 47 gol per il “fornaretto” scomparso proprio qualche giorno fa. Dopo essere stato bomber giallorosso con la maglia della Roma, a Napoli arriva già maturo, nel 1950, dove rimarrà fino al ’56 svezzando centravanti del calibro di Jeppson e Vinicio. HASSE JEPPSON -” ‘O banc e Napulè” per i tifosi, soprannome conferitogli a seguito del suo acquisto milionario (105 milioni che Achille Lauro sborsò per il suo cartellino, un vero capitale all’epoca). Dal’52 al ’56 in maglia azzurra, collezionò 112 presenze e 52 reti, e soltanto il primo anno contribuì realmente a rendere il Napoli competitivo. Negli anni seguenti ha pagato un difficile rapporto col presidente Lauro, e la voglia di passare a club di prima fascia. Rimarrà comunque uno dei goleador stranieri entrati di diritto nei cuori dei tifosi, speranzosi di vedere finalmente in alto la squadra napoletana. BRUNO PESAOLA – Argentino di nascita ma napoletano d’adozione, in maglia azzurra dal ’52 al ’60 ha totalizzato 240 presenze e solo 27 reti, ma il suo appoggio in termini tattici e risultato fondamentale ai fini del gioco azzurro. Fu tra i protagonisti della vittoria casalinga del 6 dicembre 1959, nella gara che segnò l’inaugurazione dello Stadio San Paolo, quando i partenopei vinsero, sotto gli occhi di Umberto (allora presidente della FIGC) e Gianni Agnelli sulla Juventus di Giampiero Boniperti, Omar Sívori e John Charles per 2-1. Ha assunto la guida tecnica della squadra partenopea in due occasioni, togliendosi grandi soddisfazioni e mettendo ancor di più al sicuro l’amore di un popolo che lo ricorda ancora come un pezzo importante della storia del calcio Napoli. FAUSTINO CANE’ – Dal 1962 al ’69 in azzurro, 217 presenze e 56 gol in tutto con la maglia del Napoli. Elasticità atletica e estro sudamericano erano i suoi punti di forza, in un Napoli che a quei tempi aveva estremo bisogno di un leader fu considerato l’uomo giusto a cui affidare le sorti dell’attacco azzurro. Rimasto fedele alla città partenopea, dove attualmente vive, ha spinto i tifosi napoletani ad esporre il simpatico striscione “Didì, Vavà e Pelè song a uallera e Canè”…. JOSE’ ALTAFINI – 180 presenze e 71 gol con la maglia del Napoli (dal ’65 al ’72), sarà per sempre “core ngrato” per via di quel gol con la maglia della Juve che spezzò i sogni scudetto degli azzurri nel lontano 1975, quando la classifica vedeva la Juventus prima e il Napoli secondo a due punti. Entrato a pochi minuti dalla fine, Altafini segna all’88’ il gol del 2-1, che consente alla Juventus di staccare il Napoli e vincere il campionato. Pochi giorni dopo la partita, su un cancello di accesso dello Stadio San Paolo di Napoli appare la scritta: José core ‘ngrato, ricordando i trascorsi napoletani dell’attaccante. OMAR SIVORI – L’angelo dalla faccia sporca, arriva a Napoli tra il visibilio dei tifosi e le promesse di grandi successi, cosa che non avvenne mai. Nelle 63 presenze dal ’65 al ’68 segna solo 12 gol e mostra raramente sprazzi di calcio sopraffino che nella Juve lo hanno reso uno dei giocatori più desiderabili dell’epoca. Paga un carattere spigoloso e rissoso, lascia Napoli d’improvviso gettando tutti nello sconforto. Tanto rumore per nulla… SERGIO CLERICI – Brasiliano di San Paolo, milita in maglia azzurra dal ’73 al ’75 totalizzando 29 reti in 57 gare. Due anni a buonissimi livelli, che non gli valsero però l’approdo ai club di vertice. Girovago per natura (ha cambiato sette maglie in Italia) rimarrà sempre nel limbo dei giocatori incompiuti. GIUSEPPE SAVOLDI – Per tutti è “mister miliardo” per via del costo del suo cartellino, poco più di un miliardo e mezzo di lire più due giocatori, a Napoli ha giocato dal 1975 al ’79 realizzando 55 reti in 118 presenze. Come per molti altri dei suoi colleghi, avrebbe potuto dare di più, ma la piazza napoletana non è facile per nessuno, nemmeno per i ricchi e onerosi attaccanti dell’epoca… BRUNO GIORDANO – 78 gare e 23 gol in azzurro, dall’85 all’88. Sfortunato protagonista in diverse occasioni, come ad esempio lunghi infortuni e la squalifica per il calcioscommesse in cui sembrava esserne più una vittima, ha dimostrato comunque di essere un grande giocatore in più frangenti, anche lontano da Napoli. Se avesse avuto una sorte migliori, oggi avremmo parlato di una carriera da sogno… DIEGO ARMANDO MARADONA – Lui, il calcio. Dall’84 al ’91 in azzurro, sette anni lunghi un sogno, 188 presenze ed 81 gol segnati, ma altre centinaia fatti segnare ai compagni di squadra. Per non dilungarci con le solite celebrazioni sul fenomeno, riportiamo una sua frase che sintetizza ciò che ha significato per i napoletani: « Voglio diventare l’idolo dei ragazzi poveri di Napoli, perché loro sono come ero io a Buenos Aires. »
(Maradona il 5 luglio 1984 alla presentazione ufficiale allo stadio San Paolo)
GIANFRANCO ZOLA – Gli allenamenti fianco a fianco con Maradona agevolano il tamburino sardo e lo indirizzano sulla via dei grandi numeri dieci.105 presenze e 32 reti col Napoli dall’89 al ’93, ma esplose solamente altrove, a Parma e in Inghilterra, dove col Chelsea sarà “magic box”, la scatola magica che inventa i numeri per incantare le platee. ANTONIO CARECA – 164 gare e 73 gol con l maglia azzurra, dal 1987 al ’93. Esempio di rara classe e tecnica “brasileira” è tutt’ora considerato uno dei migliori calciatori arrivati in Italia, dove ha avuto la fortuna di essere supportato dall’estro di Maradona. Emblematica una sua rete segnata alla Roma. con il portiere Cervone ingannato dalla sua finta di guardare al centro per crossare, quando invece con il piedino fatato, di esterno, la mette in rete tra l’incredulità dei presenti sugli spalti. Che spettacolo! STEFAN SCHWOCH – Nell’anno della Serie B 1999-2000 (arrivato a Gennaio) mise a segno 28 reti in 57 presenze, risultando uno dei bomber più prolifici della storia azzurra. Oltre ai gol, doti innate di trascinatore le elessero a beniamino della tifoseria, simbolo di lotta e caparbia. EZEQUIEL LAVEZZI – 56 gare e 38 reti in azzurro, dal 2007 al 2012, il calciatore argentino più vicino all’ombra di Maradona ancora riflessa sul prato del San Paolo. Fulmine a tratti, imprevedibile, capace di lunghe pause e improvvisi scatti di impeto. Il suo è stato un doloroso addio, ma ha segnato l’inizio di una nuova era per il calcio Napoli.EDINSON CAVANI – L’ultimo goleador azzurro, 104 partite e 78 gol con gli azzurri, record stracciati e fiuto del gol come pochi. Dal 2010 al 2013 ha deliziato la platea napoletana con giocate strepitose e gol da cineteca. Il suo addio non è stato ancora del tutto assorbito dagli azzurri, nonostante l’arrivo di Higuain.
“Scarta, tira, gol, questo è il fascino del futbol “, così recitava una canzoncina degli anni ’60 dedicata alle famose “gambe d’oro ” quei calciatori che valgono un capitale e che sono in grado di far decollare un progetto. Sicuramente la maggior parte di essi è composta da attaccanti, i finalizzatori del principale scopo del gioco, e cioè quello di buttarla dentro. Si possono fare grandi numeri, stupende giocate, dribbling circensi e tocchi da fuoriclasse indiscusso, ma se non si gonfia la rete, c’è poco da fare, la storia ti dimentica inesorabilmente.
Chiudiamo il cerchio dei migliori calciatori della storia del Napoli proponendo la nostra speciale classifica senza posizioni, ma solo con le scelte che determinano quali calciatori, a nostro modesto parere, sono da considerare tra i migliori centravanti che gli azzurri ha schierato tra le proprie fila. Che ci perdonino gli assenti, che i più attenti ci segnalino dimenticanze, vi auguriamo una buona visione con la speranza che il ricordo di questi campioni riesca a strapparvi un sorriso.