Quel calcio ai mondiali dei trucchi e degli inganni – Volume secondo

Nel calcio arrivano anche i momenti spettrali. Gli ectoplasmi sfuggono le celle e le prigionie dei regni degli spiriti e oltrepassano le segregazioni millenarie. Qualche volta finiscono nel pallone, e, se capitano nell’istante clou, entrano nella storia e vi restano per sempre, con l’anonimato di figli del caos venuti da un altro mondo.

Il 1966 passò alla storia come l’anno del “gol fantasma”, la rete di Hurst, che con un gran tiro da lontano ingannò arbitro e guardalinee regalando la Coppa del Mondo agli inglesi. Dai replay si vide che la palla, dopo aver battuto sotto la traversa, non varcò la linea. L’arbitro Dienst aveva anche chiesto un parere al guardalinee Bakhramov, ma i due, parlando lingue diverse, durante le fasi concitate di quella decisione, poterono comunicare solo a gesti. Il risultato dell’incompatibilità linguistica fu il mundial consegnato agli inglesi, che non lo avevano mai vinto. Ad oggi, non si sono ancora ripetuti. Per la corona inglese quello resta uno dei pochi momenti esclusivi e senza precedenti della storia d’Inghilterra.

Facendo un salto più che decennale, i campionati argentini del ’78 furono la corona agli artifici delle propagande dittatoriali. Altro che spiriti ed ectoplasmi. La Buenos Aires del ’78 evocò gli emissari dell’orrore. L’Argentina si aggiudicò un titolo sporco del sangue dei desaparecidos, per volontà della giunta di Videla, che non si fece sfuggire l’occasione di truccare un mondiale che la sua nazionale avrebbe dovuto vincere a ogni costo. Quella competizione servì pure a coprire le violazioni ai diritti umani e i crimini perpetrati dal regime militare argentino. L’arbitro Gonella, italiano, nella finale Olanda-Argentina, firmò, con una direzione di gara scandalosa, il “capolavoro” che regalò ai padroni di casa quello che fu poi battezzato il “Mondiale della vergogna”.

Intorno al mondiale argentino ruotarono gli equilibri più inconfessabili della politica internazionale. I coinvolgimenti di altri paesi, dei servizi segreti esteri, della stampa mondiale, di politici dell’area occidentale e di una serie di misfatti con la firma di notabili destinati a restare ignoti. La “Testa di Caligola” di quegli anni insanguinati rotolò ai piedi degli imbarazzi militari, dei movimenti intellettuali, fino al grido di dolore che avrebbe istruito l’attenzione pubblica all’ennesima dimostrazione del legame tra il calcio e il potere, fino a conseguenze estreme.

A proposito di dittature, il mundialito spagnolo del 1982 offrì l’occasione del riscatto all’Italia uscita malconcia dai colpi del calcio scommesse. Quella del mundial nella Spagna post franchista per l’Italia fu una vittoria offuscata da ombre e da sospetti, soprattutto a causa delle voci su risultati combinati all’interno del primo girone eliminatorio, specie sul gol qualificazione segnato al Camerun. I mesi successivi furono segnati da rivelazioni e da attività giornalistiche “clandestine” seppellite presto, per non dare adito a ipotetici sospetti che qualcuno avrebbe potuto dimostrare fondati. Fece scalpore l’inchiesta di Oliviero Beha, assertore convinto della combine tra Italia e Camerun.

Trionfo archiviato, il terzo mondiale del palmares dell’Italia entrò nella storia delle ambiguità tricolori di tutto un decennio di fatti storici mai chiariti, destinati, poi, a cambiare la storia nazionale e internazionale.  L’avvento dei nuovi metodi della comunicazione, di nuovi strumenti d’informazione e una serie complessa di cambiamenti politici avevano già battezzato un’epoca nuova per l’Italia e per l’Europa. E pure il calcio, ormai, aveva accolto definitivamente l’idea del transito.

 

Sebastiano Di Paolo, alias Elio Goka

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