I precedenti invocano ottimismo, gli azzurri hanno sempre reagito dopo una striscia negativa

Una volta un tris, un’altra addirittura un poker. Di picche, certo: il colore delle sconfitte. Poi, di nuovo cuori. Anzi, il cuore azzurro che torna a pompare sangue e vittorie. Entusiasmo e punti: un classico delle ultime stagioni. Una reazione che gli azzurri non hanno mai lesinato, dopo i periodi neri. Periodaccio è quello in cui è incappata la squadra di Benitez da una ventina di giorni a questa parte: tre batoste, tre pugni in piena faccia che hanno complicato un tantino la marcia in campionato e un po’ troppo – per un’incredibile serie di circostanze, a dire il vero – quella in Champions. Però, beh, c’è un però: il Napoli sa come si fa. Sa come rialzare la testa e rimettere in fuori il petto: l’ha sempre fatto in passato. Cambia la mano, non il cuore. Grande da sempre, quello azzurro. Tutte le strade portano a Roma. Dalla Lazio.

IL TUNNEL. E allora, alla ricerca della luce. Della via d’uscita da un tunnel imboccato a Torino il 10 novembre: 3-0 con la Juve e tutti a casa. Al San Paolo, gelato dal Parma in una notte già gelida dopo la sosta e un viavai di uomini impegnati con le rispettive Nazionali dagli States al Sudafrica. Uno a zero con graffio del centenario Cassano e aereo per Dortmund: basta un punto per la qualificazione agli ottavi, e invece il Borussia rifila un 3-1 che innesca conseguenze paventate ma fino ad allora scacciate via come si fa con i brutti pensieri. E ora? Beh, per la Champions c’è ancora tempo, e sebbene sia chiaro già a tutti che con l’Arsenal servirà un’impresa clamorosa – fermo restando che un sussulto d’orgoglio dell’OM aiuterebbe… -, la base è ripartire. Da subito e senza remore. Sin da domani con la Lazio in campionato. Urge una risposta di carattere.

I PRECEDENTI. Il punto è questo: il Napoli sa come si fa, perché nel passato recente ha già camminato sulla brace di momenti costellati di sconfitte in casa e in trasferta. Esempi pratici: stagione 2011-2012, la Juve, ancora la Juve, rifila un 3-0 agli azzurri e dà il via a una serie che prosegue con la Lazio e l’Atalanta. Poi, la resurrezione: 2-0 al Novara e l’aria torna buona. Nella stagione 2012-2013, le sconfitte di fila sono state addirittura quattro: con il Psv in Europa League, con l’Inter e il Bologna in campionato, e ancora con il Bologna in Coppa Italia. Poi, trasferta a Siena e tutti felici: 2-0 e Buon Natale (era l’ultima prima della sosta di dicembre).

LA CONDIZIONE. Era un altro Napoli, fatto da altri uomini e guidato da un altro tecnico, Mazzarri, però il principio resta. Restano i precedenti, i numeri e le statistiche: incappare in un periodo nero può capitare, ma poi la scossa è sempre stata puntuale. Tra l’altro, a confortare il gruppo sono arrivati anche i risultati di una serie di test atletici: buoni, positivi, e ciò significa che la condizione complessiva della squadra non è negativa.

LA TESTA. Le gambe vanno, niente paura, e allora probabilmente gli azzurri non dovranno fare altro che lucidare la testa e ritrovare la serenità e il furore esibiti fino alla trasferta di Torino. Fino all’imbocco del tunnel. Vale la pena ripassare un discorso di Valon Behrami: «Abbiamo qualità e tutti i presupposti per fare il salto di qualità: lavoriamo, vinciamo e cancelliamo gli errori facendo risultato con la Lazio. E Higuain non deve avvertire il peso della responsabilità: deve sapere che per noi è fondamentale» . Sembra Al Pacino in “Ogni maledetta domenica”, anche se all’Olimpico si gioca domani. Lunedì. Ottimo alleato, lo svizzero, per Rafa. E altrettanto dovranno essere Reina, Albiol, Callejon, il Pipita e gli altri con il curriculum prestigioso. Il tecnico sprona, corregge e semina fiducia, ma al resto dovranno pensare loro: sì, è il momento degli uomini chiamati leader.

FONTE Corriere dello Sport

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