Vittorie minori, per qualcuno insignificanti, per altri addirittura da non menzionare tra le grandi imprese. Eppure il Napoli, nel lontano 1976 ebbe l’onere e l’onore di sfidare gli inglesi del Southampton in un match d’altri tempi, quando la Coppa di Lega Italo-Inglese significava un appuntamento importante con la storia, essendo una manifestazione che accomunava l’Italia ai pionieri del calcio, gli inglesi, contro cui ci si sfidava considerando le vincitrici delle coppe nazionali. Quell’anno il Napoli si aggiudicò la più prestigiosa Coppa Italia (4-0 ai danni del Verona) per cui toccava alla squadra di Bruno Pesaola sfidare la vincente della Coppa d’Inghilterra, i “saints” di Southampton, una squadra tignosa e con una buona ossatura di base, parte della quale facente parte della nazionale inglese a quei tempi. Gli azzurri persero la gara d’andata nel Regno Unito per 1-0 (21 Settembre 1976) e la gara di ritorno al San Paolo (14 Novembre 1976, quasi due mesi dopo) imponeva agli azzurri di vincere con almeno due reti di scarto per aggiudicarsi il trofeo.
Il tempo pessimo non frenò il pubblico delle grandi occasioni, più di cinquantamila affollarono le tribune dello Stadio di Fourigrotta, desiderosi di vedere il Napoli agguantare il trofeo meno prestigioso nel panorama europeo, ma comunque sinonimo di vanto e utile ad impreziosire una scarna bacheca fino a quei tempi. Ovvio che la gara fu anche accolta come “rivincita” delle delusioni europee che il Napoli, in quegli anni, era solito incappare, a causa dell’inesperienza verso un calcio più globale come quello che si giocava in Europa, Olanda, Spagna e Germania su tutte, ma anche colpa di inadeguatezze tecniche dell’organico azzurro che spesso privavano i tifosi di perseguire vittorie nelle maggiori competizioni europee. Insomma, una coppa come “sfogo” verso anni di insuccessi, nonostante l’assenza dell’asso Savoldi, impegnato con la nazionale. Non era da meno il Southampton, che doveva fare a meno di diversi titolari, per infortuni e concomitante impegno della nazionale inglese, che privarono i “saints” dei migliori elementi.
Ragioni plausibili che spinsero la squadra della terra di Albione a impostare una gara difensiva, a salvaguardia di un pari che verrà molto presto messo a repentaglio, fino al 40′, quando Chiarugi insacca con una parabola ad effetto che inganna il portiere inglese. 1-0 e si va a riposo con la consapevolezza di essere alla pari, almeno con il punteggio. La ripresa sarà condizionata dallo sbilanciamento degli inglesi, forse troppo spavaldi e sicuri di trovare il pari, la punizione arriverà attraverso il gol di Bruscolotti al 68′, che in mischia fece partire una botta terribile che bruciò le mani dell’estremo difensore Middleton. 2-0, ribaltone avvenuto con cinismo, ma non è finita qui. Gli inglesi, inviperiti, partono alla conquista della porta di Carmignani, con caparbia e spregiudicatezza, al punto di lasciare scoperta una difesa oramai allo sbando, testimonianza confermata dalla rete in contropiede di Speggiorin al 81′ che spegne le velleità degli inglesi, del tutto rassegnati quando lo stesso Speggiorin mette in rete il 4-0 grazie ad uno splendido assist di Chiarugi al 88′, per quest’ultimo forse una delle migliori apparizioni in maglia azzurra.
Una vittoria spietata, che non deve ingannare per il rotondo risultato poiché frutto di una condotta di gara improntata sulla concretezza e sullo studio minuzioso dell’avversario, reo di aver prestato il fianco agli azzurri, in giornata di grazia con i suoi uomini migliori e decisa a portare in cascina un trofeo che, seppur dimenticato, ha lasciato nel tempo la scia di una storica affermazione per i colori del Napoli. Onore e merito agli azzurri”English Style“.