Il pareggio non serve, Napoli ed Inter puntano solo alla vittoria

All’arrembaggio, perché un punto serve poco. Benitez cerca la vittoria per creare un baratro di 7 punti sull’Inter, avversaria diretta per un posto Champions, e per dar seguito all’ottima, anche se sfortunata, prestazione di Champions. Un successo prestigioso sull’ex amico Mazzarri caricherebbe la piazza e cucinerebbe un sereno Natale. Ma neppure Mazzarri può accontentarsi del punticino, col rischio di ritrovarsi quinta, scavalcata dalla Fiorentina, sempre più distante dall’Europa che conta. Come faceva anche a Napoli, il tecnico ieri ha ricordato a lungo le condizioni in cui ha raccolto la squadra. Ma un anno fa, dopo la 15a giornata, Stramaccioni aveva 3 punti in più, subito un gol in meno e, tolta l’irripetibile partita di Sassuolo, segnato lo stesso numero di gol, senza il lusso di settimane vuote di coppe. A più di un mese dall’ultima vittoria, Mazzarri ha bisogno di un’impresa al San Paolo per ricaricare la ciurma nella settimana del derby e rimontare la stima di Thohir in netto calo.

Difese scoperte. Le due difese hanno subito lo stesso numero di gol (17) e soffrono delle stessa malattia: appena si scoprono, beccano il raffreddore. Il Napoli diventa solido al prezzo del lavoro massacrante dei due esterni alti in fase di non possesso, come con l’Arsenal. Se le ali lasciano soli i due mediani, può scapparci la mattanza, come a Dortmund. In questa transizione può decidersi il match perché Mazzarri riparte dalla culla e lo fa bene. Ma il discorso vale anche per l’Inter, che è apparsa protetta finché è rimasta bassa e ha ammassato mediani. Appena ha osato un Kovacic in più, è stata infilzata dal Parma. Il primo gol di Sansone, innescato dalla mancata pressione di Cambiasso su Marchionni, è simile a quelli presi nelle amichevoli e nella stagione scorsa. Al di là delle nuove individualità (Campagnaro), i progressi difensivi sono stati relativi. La sensazione è che la coperta corta sia quella di sempre: se l’Inter si copre non raggiunge la porta; se si allunga, si ritrova nuda. Se non altro, Mazzarri sembra aver risolto il problema angoli. Al Napoli nella stagione scorsa subì 5 gol da corner, per ora all’Inter nessuno. E comunque finora ha concesso meno Tiri del Napoli: 175-192.

Callejon-Jonhatan. Sono gli uomini che meglio rappresentano l’idea di gioco dei propri mister. Lo conferma un valore caro agli sport Usa, il plus-minus: la differenza tra gol fatti e subiti nei minuti in cui un giocatore è in campo. Callejon fa 13; Insigne e Mertens si fermano a 8 e 3. Jonathan, terzo per media voto (6,5) dopo Campagnaro e Palacio, ha un plus-minus di 17 e precede Nagatomo (16) e Cambiasso (14). Le migliori prestazioni di Napoli e Inter sono coincise con partitoni di Callejon e Jonathan. Anche i flussi di gioco confermano che le squadre pendono dalle loro parti, quindi a destra. Perciò la resistenza a sinistra delle coppie Britos-Armero e Rolando-Nagatomo sarà uno dei fattori del match.  Diversa la gestione di fascia. Gli esterni di Mazzarri tirano dritti alla bandierina; quelli di Benitez, che partono più alti, stringono e incrociano di più. Come spiega la contabilità dei cross. L’Inter ne fa in media 19,1. Il Napoli, che con Mazzarri ne scodellava 16,8, è sceso a 12,2. Benitez ha ridotto l’uso della catapulta e ha insegnato a sfondare via terra, manovrando. Il Napoli infatti ha aumentato il possesso palla e alzato il baricentro del gioco rispetto alla stagione scorsa, ma meno del previsto, se è vero che l’Inter di Mazzarri, in media, si accampa più avanti: 54,5 m contro i 53,3 di Rafa.

Orizzontale-verticale. E’ diverso anche il modo di far salire la palla, come fa intendere la classifica per tocchi a partita. Per il Napoli, il primo è Inler (82,2), per l’Inter è Alvarez (67,4) che ha giocato per lo più alle spalle della prima punta, prima di lasciare il ruolo a Guarin ed arretrare in mediana. Significa che il Napoli parte dal basso, lasciando impostare i mediani e cercando di salire palleggiando. L’Inter invece verticalizza in fretta, salta a piè pari la stanza dei cervelli, facendo correre gli esterni o, appunto, lanciando subito il trequartista, chiamato a risolvere con Palacio. I flussi di gioco danno una conferma visiva: le frecce dei passaggi dell’Inter sono quasi tutte in verticale, quelle del Napoli anche in orizzontale. Robusto il flusso tra Inler e Behrami che giocano spalla a spalla. Altra chiave del match: il pressing di Mazzarri sui due svizzeri che impostano; la guerriglia di Benitez per intercettare le verticalizzazioni dell’Inter.

E, poi, per ultimi, i fattori primi: Higuain e Palacio, quelli che decidono con i gol: 7 gol il primo, 9 il secondo. Uomini d’area e di manovra, per questo simili in tante cifre: tiri nello specchio (18-17), assist (6-6), sponde (50-52). Palacio si stacca per la mole del lavoro difensivo (43 palle recuperate, Higuain 14), per l’uso della fascia (37 cross, Higuain 12) e per la micidiale percentuale realizzativa (52%, Higuain 38%). Il tango del Pipita e del Trenza nel tempio di Diego.

FONTE Gazzetta dello Sport

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