Un anno di Napoli, dodici mesi azzurri da raccontare

Dodici mesi da raccontare. Trecentosessantacinque giorni passando da Cavani a Higuain, da Mazzarri a Benitez, dall’Europa League alla Champions League. Da un Napoli all’altro, ecco un progetto che si trasforma, si consolida sempre di più, si proietta sul futuro. Da dicembre 2012 a dicembre 2013, una favola che continua superando scetticismi e paure. Ecco da dicembre 2012, a dicembre 2103 di cosa sono stati capaci gli azzurri di ieri e quelli di oggi, quelli trascinati da Cavani e gli attuali che poggiano sulla personalità di Higuain ma capaci di fare squadra e di andare in gol in gruppo.

DICEMBRE 2012. Il 2012 si chiuse in trasferta, come quello attuale: il Napoli era impegnato a Siena. Ma veniva da due sconfitte consecutive: a Milano con l’Inter e in casa con il Bologna. Tra l’altro aveva perso anche al San Paolo con il Psv Eindhoven. Tre sconfitte di fila. Momento terribile per la formazione di Mazzarri. Ed ecco la sterzata. Mazzarri fu abile nel compattare il gruppo. Fu costretto a rimpiazzare Inler con Donadel. Il Napoli si rialzò subito. Gol di Maggio, raddoppio di Cavani su rigore. Pur non brillando sul piano del gioco, diede una grande prova di personalità e di carattere.

GENNAIO 2013. Con la ripresa del campionato, cominciò la risalita. La pausa consentì al preparatore atletico Giuseppe Pondrelli, di mettere a punto la condizione atletica del gruppo e il Napoli si sbarazzò agevolmente della Roma, con un poker: tripletta del solito Cavani e quarto gol di Maggio intervallato dalla rete di Osvaldo. O giallorossi di Luis Enrique rimasero letteralmente annichiliti. Quindi altra vittoria a spese del Palermo, altrettanto sonante (3 a 0) quindi pareggio in casa della Fiorentina. Ma a tre giorni dalla fine di gennaio, altro capitombolo interno. Stavolta fu il Parma a violare il San Paolo.

FEBBRAIO. Evidentemente quel Napoli soffriva la carenza di ricambi. Pur non contando infortunati, non aveva calciatori in panchina in grado di garantire opportune sostituzioni. E procedeva con il passo del gambero. E così vittoria sul Catania quindi una serie di pareggi: in casa della Lazio, poi al San Paolo con la Sampdoria, quindi a Udine.

MARZO. Intanto incombeva il faccia a faccia con la Juve e occorreva recuperare posizioni in classifica per non perdere di vista la zona-Champions. Il primo marzo al San Paolo la sfida con i bianconeri si mise subito in salita, gol di Chiellini. Ma sotto la spinta del pubblico Inler riuscì a portare il risultato in parità. Quindi la vittoria in casa a spese del Chievo Verona e il digiuno di Cavani che cominciava a preoccupare. Ma il Matador, afflitto da problemi fisici e anche sentimentali, scalpitava. Così con l’Atalanta al San Paolo ritornò al gol, una doppietta e il Napoli riprese a volare dopo aver metabolizzato l’inopinata esclusione dall’Europa League a opera del Victoria Plzen. Andò a vincere a Torino, sponda granata per cinque a tre (tripletta dell’ex Dzemaili) e terminarono tutte le polemiche.

APRILE. Fu il mese in cui De Laurentiis capì che Mazzarri sarebbe andato via. Ma restò ai patti: l’avrebbe rivelato solo a fine stagione. Intanto cominciò a pensare a Benitez. Ad aprile il Napoli diede un impulso decisivo alla sua scalata a un posto in Champios: vittoria sul Genoa al San Paolo, poi uno a uno in casa del Milan quindi altra vittoria a spese del Cagliari. In questo periodo Pandev offrì un contributo alquanto importante mentre Cavani si preparava al rush finale. Il macedone andò a bersaglio anche nella gara di Pescara, un tonificante successo esterno.

MAGGIO. Il mese dello rose comincia con la sfida all’Inter di Stramaccioni. Ormai già si intuiva che Mazzarri sarebbe passato sull’altra sponda. Il Napoli stravinse per 3-1, una tripletta fantastica di Cavani che anche lui cominciava a manifestare voglia di andar via. Quindi ci fu la vittoria di Bologna, quella che sancì l’aritmetica della Champions. Ma all’ultima in casa con il Siena, vinta per 2-1, Mazzarri neanche volle sciogliere le riserve e fu qui che s’incrinò il rapporto con il pubblico. La successiva sconfitta con la Roma fu ininfluente.

GIUGNO. Fu il mese delle grandi operazioni per il nuovo progetto: l’ingaggio di Benitez e i successivi acquisti indicati dal tecnico.

LUGLIO. In ritiro si capì che sarebbe nato un Napoli alla spagnola. Possesso palla e campioni quali Higuain in grado di far dimenticare Cavani in breve tempo.

AGOSTO. Lo scetticismo iniziale crollò presto. Benitez era riuscito a dare un’anima e un gioco: due vittorie di fila, Bologna e Chievo Verona.

SETTEMBRE. E’ stato il mese della Champions e della vittoria a spese dei vicecampioni d’Europa del Borussia.

OTTOBRE. In Europa come in Italia, il Napoli dimostra personalità e vivacità andando a vincere a Marsiglia ma perdendo qualche colpo per strada. Nonché giocatori che avevano fornito un buon contributo fino ad allora quali Zuniga, Britos e Mesto. Ma Benitez non si perde d’animo e rilancia la squadra con la vittoria di Firenze.

NOVEMBRE. E’ stato il mese più terribile, con sconfitte che bruciano ancora quali quella in casa della Juve e del Borussia Dortmund. Intanto qualche altro pezzo era stato perduto per strada: Hamsik. Un elemento fondamentale.

DICEMBRE 2013. Ancora scricchiolii nella fase difensiva ma anche vittorie esaltanti come sull’Arsenal e sull’Inter di Mazzarri. Un anno estremamente positivo, nonostante gli alti e bassi e che conferma il Napoli quale big del campionato e dopo l’eliminazione dall’Europa League, una seria pretendente alla vittoria finale.

FONTE Corriere dello Sport

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