Che brutta l’ultima giornata prima delle feste, per il tifoso azzurro: roba da bloccare sul gozzo struffoli e pandoro, da rendere indigeste vongole e cozze. Non tanto per il pareggio del Napoli, che obiettivamente in un campo ostico come Cagliari, ci può anche stare. Quanto per il fatto che tutte le prime, sia quelle davanti che quelle che ci inseguono, hanno vinto. In alcuni casi in maniera inquietantemente facile: la Juve che stritola un’Atalanta di solito molto coriacea in casa sua, la Roma che maramaldeggia su un Catania già con un piede e lo spirito nella categoria inferiore. In altri casi aggiudicandosi match difficili o difficilissimi: l’Inter sul Milan, la Fiorentina sul campo di un tonico e brillante Sassuolo. Insomma, tutti hanno guadagnato punti sugli azzurri. Aveva ben detto Benitez, il pareggio ormai non va più computato tra i risultati utili: e da oggi, a riprova di ciò, masticheremo amaro per tutte le feste osservando una classifica che propone il fiato dell’inseguitrice viola sul collo, molto più di quanto il nostro fiato arrivi al collo dei giallorossi distanti cinque punti. Va be’, diremo: il girone d’andata non è nemmeno finito; e ricorderemo quanto il progetto spagnolo sia appena agli inizi, che ci vuole il tempo che ci vuole. Vero. È anche vero che paghiamo molto, moltissimo, l’assenza di Hamsik e di Zuniga, cardini irrinunciabili del Napoli mazzarriano e anche di Benitez. Soprattutto il terzino ha aperto col suo lungo infortunio una voragine su entrambe le fasce. Sì, perché il buon Reveillere a stento svolge un onorevole compitino e Maggio sembra il fantasma del giocatore che era, come lo spirito del Natale passato di dickensiana memoria, senza considerare Armero che regredisce di partita in partita. Ecco, se qualcosa farà compagnia al tifoso azzurro nelle lunghe giornate della pausa natalizia, sarà l’attenzione al mercato.
Se potesse accedere alla posta di Babbo Natale, più ancora di centrocampisti e difensori col fiocco e coi fiocchi, il tifoso chiederebbe una mentalità vincente. Sì perché il bel gioco ha senso solo se è funzionale alla vittoria: e se si dovesse chiedere qualcosa allo spirito del Natale futuro, si chiederebbero i sette punti persi tra Sassuolo, Parma e Udinese in casa, più di una scorreria in trasferta. Quello che ancora manca è l’autorevolezza: la forza di imporre una squillante e chiara vittoria sulle squadre di medio bassa classifica, per poi giocarsi il favorevolissimo fattore San Paolo nel girone di ritorno. Per questo ci vogliono i calciatori giusti, quelli che più si adattano al modulo e al modello di Benitez. Il possesso palla decade quando i centrocampisti non sanno verticalizzare, come nel caso dei tre svizzeri, uno troppo combattente, uno troppo lento, uno troppo arruffone (dieci tifosi su dieci sapranno attribuire il giusto nome a ogni tipologia indicata); la difesa va in difficoltà quando i laterali non fanno le opportune diagonali; il solo Albiol non può fornire sicurezza su entrambi i lati e il cestinato Cannavaro e il bocciato Britos non consentono cambio al mediocre Fernandez. Questi i reparti che hanno necessità di intervento, per poter costruire le vittorie future. Perché dev’essere chiaro alla società che i tifosi non chiedono in regalo calciatori, quelli semmai sono il regalo per Benitez; noi vogliamo lottare per i primissimi posti in ogni competizione, e vogliamo vincere finalmente qualcosa di bello e importante. Crediamo che sia venuto il momento per questo. Aspetteremo che il progetto di Benitez si formi, quest’anno servirà a questo, considerato che siamo fuori dall’Europa che conta e che i dieci punti di distacco dai bianconeri non consentono sogni di gloria; ma non centrare la qualificazione diretta alla prossima Champions sarebbe, obiettivamente, un brutto passo indietro.
FONTE Il Mattino