Una difesa troppo distratta ma ancora in fase di rodaggio, per un modulo votato in primis all’attacco

La coperta è corta e la difesa fa venire i brividi. Fuori di metafora, la tenuta della retroguardia è, senza dubbio, il difetto principale del Napoli di Rafa Benitez. Il tecnico spagnolo ha, se possibile, amplificato la qualità dell’attacco, già competitivo con Mazzarri, ma ha peggiorato il rendimento del pacchetto arretrato, tenuto conto delle ambizioni del club. Nel 2013 il Napoli è al terzo posto in quanto a gol incassati (39 in 37 gare), addirittura 15 in più rispetto alla Juventus, che può vantare la migliore difesa della serie A nei due campionati vinti (rispettivamente 20 e 24 gol subiti). È evidente che sulla tenuta difensiva ha inciso il radicale cambiamento del modulo, con il passaggio dalla difesa a tre (o a cinque) a quella a quattro, con l’utilizzo di quattro attaccanti invece del solo Cavani con il sostegno di due mezze ali. Sin dal ritiro di Dimaro Benitez ha pensato soprattutto a dotare il Napoli di una chiara mentalità offensiva, impostando la retroguardia con due terzini fluidificanti e due centrali sostanzialmente nuovi (al fianco dell’acquisto Albiol si sono alternati Britos e Fernandez, meteore nell’era Mazzarri, che invece aveva in Cannavaro e nell’attuale interista Campagnaro i perni essenziali) e con Reina al posto di De Sanctis.

Il sostanziale cambiamento di filosofia, unito a evidenti errori individuali e alla difficoltà di esecuzione della fase difensiva (il solo Behrami si è trovato spesso da solo a fronteggiare i centrocampisti avversari) ha portato ad un lieve peggioramento della tenuta della retroguardia. Si è passati così dalla media di 0.95 gol subiti a partita dei primi cinque mesi di campionato alla media di 1.17 reti incassate a gara, che arrivano a 1.26 considerando i 9 gol subiti in Champions (in 6 gare). Con Mazzarri il rendimento è peggiorato con il passare dei mesi, ma alla fine il Napoli ha vantato la seconda miglior retroguardia dell’ultimo campionato, con 36 gol subiti (0.94 gol a partita), come era già capitato nella stagione 2010-11, ovvero quella della prima qualificazione in Champions League. Il rendimento della difesa sembrava di buon livello anche con Benitez all’inizio della stagione in corso, tanto che il Napoli ha subito 10 gol nelle prime 11 gare ufficiali (Champions compresa). Il problema è sorto, evidente, nelle ultime 12 partite, quando Reina e poi Rafael hanno dovuto raccogliere 19 volte il pallone in fondo alla rete. E se sono rare le prodezze personali (di Pogba, Pirlo o Cassano), tante invece le reti subite a causa di errori evidenti: si pensi all’ultimo gol di Nenè del Cagliari o ai 5 dell’Udinese e dell’Inter al San Paolo o agli autogol di Fernandez e Behrami.

Un altro dato fa riflettere: in campionato il Napoli (che ha la terza miglior difesa a pari merito con la Fiorentina, con 20 gol incassati) subisce reti da 8 partite consecutive, dal momento che l’ultima con la porta inviolata risale al 27 ottobre (2-0 con il Torino). In generale solo 5 su 17 sono i match finiti senza incassare gol, con Mazzarri era capitato 8 volte nelle restanti 20 dell’anno solare. Nessuna difesa di serie A ha una così lunga serie negativa, bisogna andare in B e in Lega Pro per trovare le 7 squadre che hanno una serie peggiore: Pavia (9 gare di fila con gol subito), Savona (10), Lamezia (11), Bellaria (12), Juve Stabia e Bari (15) e Bra (19). Questione di concentrazione, di modulo nuovo e di equilibri tattici, ma forse anche di qualità individuali, come spesso ha riferito lo stesso Benitez. «Possiamo e dobbiamo migliorare la fase difensiva, pesano anche le assenze di Zuniga e Mesto. Aspetto il loro rientro, nella prima parte di stagione hanno fatto molto bene. In ogni caso la difesa dipende dal lavoro di tutta la squadra». Ecco perché, al di là di un difensore e di un altro esterno, il Napoli cerca a gennaio anche un altro centrocampista, possibilmente un equilibratore tattico alla Matic o alla Mascherano.

FONTE Il Mattino

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