Lorenzo Fontana, europarlamentare della Lega Nord, accende la sfida di domani contro il Verona, ecco quanto dichiarato al Corriere Veneto:
Sua moglie le avrà fatto conoscere Napoli.
«Sì, non c’ero mai stato prima. Avevo quasi paura a scendere dalle scalette dell’aereo, come nel film “Benvenuti al Sud”. Mi ero perfino fatto insegnare qualche frase in dialetto, per non farmi riconoscere dall’accento dai tassisti, che sono notoriamente napoletani veraci e tifosissimi».
Poi è sopravvissuto, però.
«Ovviamente, quel timore che c’era prima non c’è più. Rimane una realtà molto diversa dalla nostra, ci sono certe zone dove bisogna prestare particolare attenzione».
Sperimentata la tradizionale ospitalità napoletana?
«Ho passato là il Natale e tra un piatto e l’altro ho avuto modo di scoprire quanto è sentita questa partita per loro. Con il Verona c’è una rivalità accesissima, superiore a quella per altre città. Quando mia moglie racconta dal parrucchiere di essere sposata con un veronese, per giunta leghista, rimangono di stucco. “Ma quelli sono razzisti”, dicono».
Tradizionalmente, è anche una sfida di sfottò.
«Le battute si sprecano, dal famoso “Giulietta zoccola” in poi. I parenti di mia moglie mi hanno perfino regalato un finto Vesuvio che erutta, e poi mi hanno chiesto se ero contento che, appeno dopo che me n’ero ripartito, c’era stato il terremoto. Ho risposto: la terra protesta alla partenza dell’unica persona degna».
Che effetto fa vedere 15mila persone al San Paolo per l’allenamento del Napoli un giovedì mattina?
«La prima cosa che mi è venuta in mente: ma questi non lavorano mai? Fanno di tutti per farci degli assist, poi qualcuno si sorprende se esiste la Lega Nord».
Che partita si augura?
«Spero che si rimanga sul registro dell’ironia, come contro il Milan: questa è un’altra occasione per dimostrare che i tifosi veronesi sono un passo avanti a tutti. Poi, in campo, mi auguro di vedere molti gol, anche se il massimo sarebbe vincere con una rete al ’93»