Hitzfeld: “Inler è un leader come pochi, lo dimostrerà presto anche a Napoli”

Omar Hitzfeld è uno degli allenatori più vincenti nel calcio mondiale, come testimonia la serie di trofei conquistati, a cominciare dalle Champions League firmate ai tempi di Borussia Dortmund e Bayern Monaco. Ai Mondiali, ultima sua tappa alla guida della Svizzera, avrà in squadra i tre centrocampisti del Napoli: il capitano Inler, Behrami e Dzemaili.

Herr Hitzfeld, quali sono gli obiettivi della sua nazionale in Brasile?
«L’obiettivo principale è superare la prima fase e raggiungere gli ottavi: un impegno difficile, anche se non vogliamo porci limiti, sentiamo di avere le stesse chance di Francia, Ecuador e Honduras, nostre avversarie nel girone».

Lei ha fatto alcuni rilievi sulla situazione climatica in Brasile: quali sono le sue preoccupazioni?
«Capisco benissimo che una città famosa e abbandonata come Manaus debba approfittare della Coppa del mondo, tuttavia non credo che sia una buona idea costruire uno stadio in Amazzonia, giocando in una città che non ha una squadra. Credo che la Fifa dovrebbe anzitutto salvaguardare gli interessi del calcio, che in questo caso sembrano secondari rispetto ad altri».

Quale ruolo potrebbe avere l’Italia ai Mondiali?
«Ho molto rispetto verso Prandelli e il suo lavoro. Ho visto la squadra nell’ultima Confederations Cup, una partita non importante tra due formazioni già qualificate per le semifinali. Apprezzo la voglia di vincere di Prandelli e dei suoi calciatori: l’Italia è nel gruppo di nazionali che possono arrivare alla finale».

Il Napoli ha tre calciatori svizzeri: un record.
«Preciso: anche nel Wolfsburg, in Bundesliga, ci sono tre giocatori. Ma ovviamente quella del Napoli è una situazione particolare perché ci sono tre centrocampisti, tre calciatori straordinari».

Inler, il suo capitano, non vive un momento facile a Napoli.
«Nel 2011, dopo il ritiro di Frei, non persi tempo a cercare il suo sostituto come capitano: ci siamo incontrati a Venezia, in quel periodo Inler giocava nell’Udinese, e gli illustrai la mia decisione. Gokhan è un leader in campo e fuori, importante per i calciatori giovani e quelli appena entrati in squadra».

Behrami è al momento infortunato.
«Valon ha fatto registrare splendidi progressi: mi fa tanto piacere vederlo giocare, correre, lottare. È una macchina, sembra non stancarsi mai. Anche lui è un calciatore con un grande cuore. In Albania, dove ha le radici, tanti erano arrabbiati perché aveva scelto la Svizzera. Lui ha un gran carattere: gioca nella Svizzera, non nasconde le sue origini, insieme abbiamo centrato proprio a Tirana la qualificazione ai Mondiali».

Secondo lei, quando tornerà in campo?
«Behrami è un grande professionista, siamo costantemente informati sugli sviluppi dell’infortunio. Se lui decidesse di giocare l’amichevole con la Croazia in marzo, sarebbe il benvenuto da parte nostra. Se decidesse di non muoversi da Napoli, nessun problema perché abbiamo bisogno del migliore Behrami ai Mondiali. Sicuramente non ci saranno rischi né per il club né per il giocatore».

E Dzemaili?
«Dà tanta qualità alla squadra. Molto forte con il pallone al piede, ha il tiro potente, in fase offensiva è sempre pericoloso. Alle chiacchiere risponde sempre con grandi prestazioni sul campo».

Ha mai parlato con Benitez, l’allenatore dei suoi tre centrocampisti?
«No, purtroppo non ci siamo confrontati direttamente, ma seguo benissimo la serie A in tv. Non posso permettermi di perdere tanto tempo in viaggi. Ho cominciato ad analizzare le partite in tv quando ero allenatore del Bayern Monaco: come avrei potuto recarmi in altri stadi giocando ogni tre giorni?».

Ha vinto due Champions e sette volte la Bundesliga: qual è stato il trionfo più bello nella sua carriera?
«Non posso sceglierne uno. Ad esempio, agli inizi vincere il torneo svizzero di serie B con lo Zugo è stato importantissimo, come la conquista della Coppa svizzera con l’Aarau. Dovessi indicare un successo, comunque, direi la Champions League conquistata con il Borussia nella sfida contro la Juve nel ’97. Arrivare in finale era già un miracolo, battere la Juve è stato un successo clamoroso per i giocatori, il club e i tifosi».

Quanto è cambiato il calcio in questi anni?
«A livello internazionale è diventato più veloce e l’alta velocità richiede una tecnica superiore e situazioni tattiche evolute».

Sulla panchina della Svizzera, dopo i Mondiali, lei verrà sostituito da Petkovic, licenziato dalla Lazio proprio per questo motivo: che ne pensa?
«Difficile capire come sono nate certe polemiche. Vlado voleva trovare una soluzione dopo la Lazio, ovvero dopo il 30 giugno. Fino ad allora avrebbe dato il cento per cento per la sua squadra, che precedentemente non aveva fatto tanto per riconfermare il suo allenatore, o mi sbaglio? La Federazione svizzera ha trovato una risposta alla domanda “chi dopo Hitzfeld”? E la stessa Federazione è concentrata al cento per cento sui Mondiali. Allora, dove sono le ragioni per una polemica?».

FONTE Il Mattino

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