Una prestazione vuota, possesso sterile ed errori grossolani, si salva solo il San Paolo

Un pareggio che sa di amaro per il Napoli di Benitez che ha inaugurato la ventunesima giornata di campionato contro il Chievo di Corini.

Gli azzurri hanno disputato una delle peggiori partite della stagione in una serata che ha visto un grandissimo Chievo e al contrario un Napoli inguardabile da ogni prospettiva.

Un breve e meritato accenno nei riguardi degli ospiti che hanno puntato il tutto per tutto sul mantenere la posizione dietro la linea del pallone per fare male al Napoli con la classica ripartenza, come si è visto in occasione del gol di Sardo. L’unico rammarico della formazione di Corini è stato forse un imperfetto disimpegno difensivo che è costato ai clivensi due dei tre punti messi in tasca fino a pochi minuti dal triplice fischio dell’arbitro Irrati.

Per quanto riguarda il Napoli è davvero difficile trovare più di due aspetti positivi in questa triste e fredda serata di gennaio.

TOP – Figura il San Paolo tra le poche note positive di questa gara. Lo stadio azzurro ha sostenuto fino alle fine gli uomini di Benitez, accompagnandoli fino in fondo a ogni azione verso il successo mancato. Un boato assordante a ogni passaggio, cross o incursione, conclusione di un giocatore con la maglia azzurra per caricarlo con una dose di ferocia in più per guidarlo verso il gol. Qualcosa di positivo ha cercato di creare Mertens. Il folletto belga ha tentato diverse volte di regalare ai compagni la rete del pareggio: a volte fermato in tackle della sfortuna – due pali-, a volte anche intestardendosi. Ma le soddisfazioni si prendono provandoci e lui lo ha fatto. Avrebbe meritato di più. Sicuramente il migliore in campo.

FLOP – L’elenco dei flop, invece, è piuttosto lungo. Le lacune del Napoli sono note e riguardano sempre le stesse tematiche e gli stessi reparti: il centrocampo e la difesa. Un centrocampo che ha pochissima creatività e che con Inler e Dzemaili non riesce a esprimere l’elegante filosofia del calcio di Benitez, che non ammette errori in fase di impostazione. Una difesa che concede sempre i soliti svarioni e balla parecchio, nonostante il solito Albiol – alla sua prima realizzazione italiana, che permette agli azzurri di pareggiare – che è costretto a mettere ogni volta una pezza per salvare il risultato. Un Britos trasparente, un Maggio e un Revelliere in affanno anche sui tocchi più elementari, come passaggi corti e rimesse laterali. Proprio questo è stato un altro aspetto negativo della sfida in cui gli azzurri non sono riusciti a concretizzare i passaggi più semplici e soprattutto non hanno sfruttato molte delle palle inattive concesse dal Chievo. Tanti calci d’angolo buttati via come se fossero cartacce. Ma anche tanto palleggio e fraseggio corto sterile come un mulo. Un possesso palla che non ha portato a nulla come nella fase finale della scorsa partita contro il Bologna. Mai il coraggio di provare dalla distanza e con il conforto di un: se va fuori, non fa niente, ci sarà una prossima occasione. Neanche il ritorno di Hamsik sembra aver scosso gli animi degli azzurri fornendogli quella carica che li ha caratterizzati dall’inizio della stagione. Manca soprattutto la presenza di un leader che si carichi il peso della squadra sulle proprie spalle e combatta come un leone su ogni pallone e alla fine della partita si spogli della maglia impregnata di sudore perché per vincere i trofei, soprattutto quelli di caratura internazionale, si deve dare molto di più…

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