Insigne come Maradona, quando il ‘San Paolo’ fischia d’amore

Una bella serata per il Napoli nel suo “San Paolo” che torna alla vittoria in Coppa Italia dopo due pareggi deludenti in campionato ma che soprattutto conquista con merito e spirito di sacrificio una semifinale di lusso contro la Roma di Garcia. Dopo un primo tempo più equilibrato ed una ripresa dominata, gli azzurri sbloccano il risultato con una magia di tacco di Higuain che manda in visibilio i suoi tifosi, dimostrando a tutti che la squadra di Benitez punta al massimo in ogni competizione e che con grande sinergia, attenzione e voglia di emergere, riesce a battere tutte le avversarie. Tutto bene quel che finisce bene eppure un’ombra ha offuscato per un momento la splendida luce che rifletteva dalla passione dei supporter partenopei.

Dopo una lieve protesta della curva al presidente De Laurentiis reo di un mercato al di sotto delle aspettative, una buona parte del “San Paolo” ha fischiato Lorenzo Insigne al momento della sostituzione. E’ il 68′ quando lo scugnizzo di Frattamaggiore viene richiamato in panchina per lasciare il posto a Mertens, dopo una prestazione a tratti incolore ma assolutamente non priva di voglia e motivazioni. Il giovane infatti, non fa la differenza come sa e come potrebbe ma è lì, a battagliare con i compagni, a soffrire e combattere per la maglia che ama e che sente da sempre cucita sulla pelle, quella del Napoli. I fischi fanno male, ancor più quando si sa di aver dato tutto, di averci messo il cuore. Già ci era passato a metà della stagione, quando non riusciva a segnare in campionato, dopo la splendida perla in Champions League. Poi è arrivata la marcatura contro il Verona e proprio in Coppa nei quarti contro l’Atalanta ed ogni perplessità sembrava essere scacciata via.

Stasera però, qualcosa si è incrinato: non ci sta Lorenzo, quei fischi fanno troppo male ed al momento della sostituzione è nervoso e deluso. Si agita, risponde qualcosa, gesticola verso coloro che lo stanno ferendo nell’orgoglio prima di napoletano e tifoso del Napoli e poi di attaccante partenopeo. Una reazione d’istinto dovuta al troppo amore per la sua squadra, così come quella dei tifosi che credono in lui ma che molto spesso esagerando, gli fanno pesare fin troppo il suo ruolo e le sue capacità tecniche a volte inespresse. Non una mancanza di fiducia ma uno sprone a fare meglio che però, nei confronti di un ragazzo poco più che ventenne, è il peggior modo per innescare una crescita calcistica ulteriore.

Non è la prima volta però che un episodio del genere accade al ‘San Paolo’: vittime prima di lui il capitano Paolo Cannavaro, da sempre preso di mira dai sostenitori sotto l’ombra del Vesuvio, Christian Maggio e Camilo Zuniga. C’è però un precedente di lusso che fa riflettere: poco meno di 20 anni fa, al “San Paolo” c’è Diego Armando Maradona. Dopo una prestazione poco convincente tra le mura amiche in campionato contro un Pisa già retrocesso, è proprio il Pibe De Oro vittima di un’incredibile bordata di fischi al momento della sostituzione. I tifosi erano delusi da quanto visto in campo e fortemente preoccupati dalle insistenti voci di mercato che provenivano in quel periodo sull’argentino. Per Maradona fu un colpo al cuore: “Se i tifosi non credono più in me posso anche andare via” disse nel dopo partita. Poi capì il gesto estremo, restò al Napoli e l’anno seguente vinse lo Scudetto. Applausi invece dei fischi, questo sarebbe il rimedio. Chissà se non accadrà proprio così anche a Lorenzo, il nostro indiscusso scugnizzo partenopeo.

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