Era cominciata nel peggiore dei modi. Taarabt è un nesci franco-marocchino dalla lingua lunga che alla sua presentazione aveva fatto impazzire tutte le testate dichiarando : “Mi ispiro a Zidane”. Si era appena al decimo, quando questo disinvolto ragazzone ruba a centrocampo una palla al molle Jorginho, e si invola verso l’area azzurra. I nostri prodi difensori piuttosto che andargli sotto, indietreggiano in preda al panico. Così Taarabt ha tutto lo spazio per infilzare Reina comodamente. Si teme il peggio. Ma è un altro Napoli quello di ieri al San Paolo. Ed è un altro Inler quello che impatta dopo tre minuti con una sventolona delle sue. Ed è bello il suo gesto di festeggiare sventolando una maglia numero 7. Quella dell’indimenticato Carmelo Imbriani, scomparso proprio nel febbraio dello scorso anno. E’ un altro Napoli. Quello che sempre vorremmo vedere, e che non sempre vediamo. Gli azzurri dominano incontrastati. Straripano, impazzano, cancellano letteralmente dal campo i Decaduti Patonzi che presentano un Supermario a pezzi da lacrime napulitane e un gioco in vero mediocre assai. Ragion per cui esultiamo sì, come di dovere. Ma non tanto. Esultiamo per il ritrovato ritmo di Tarantella Lorenzino e per la generosità dell’indomabile Hidalgo. Esultiamo per il 4-2 e fantasia dell’oste ostinato Don Rafè che questa settimana pre-carnascialesca immagino in abito talare. Sospetto sia abbastanza vanitoso Don Rafè, ma mai raggiungerà le vette del folkloristico arcivescovo cittadino che si auto-intitola un premio letterario “Crescenzio Sepe” rivolto ai ragazzi degli ultimi anni dei licei. Esultiamo e prepariamoci per la gara di mercoledì che avrà altri contenuti. I nostri avversari Sangue-oro escono malaccio dall’orribile Derby, nobilitato solo da un meraviglioso striscione. Una vera e propria opera d’arte di ispirazione dechirichiana apparsa in Curva Nord. Escono malaccio i Sangue-oro da un pari che potrebbe pesare sul morale. Stavolta a Gervinho il gol in fuorigioco lo annullano. In più la Lazio è brava a chiudere tutti i varchi, con Ledesma che scala sulla linea dei difensori. E’ la Lazio dello Zio Edy. Il quale non ha fatto altro che lasciar fuori tutti i nuovi acquisti, affidandosi alla vecchia guardia, che regge e non tradisce. Non regge e tradisce le attese la difesa ergastolana al Bentegodi, in una partita fino all’ultimo respiro. I Sing-Sing vanno in vantaggio di due gol entrambi segnati in fuorigioco ed entrambi convalidati dal solito regalino arbitrale. Se si aggiungono due falli di mani non visti di Vidal e di Lichtsteiner, i regalini passano a quattro. Ma non bastano lo stesso. E alla fine gli juventosi devono cedere due punti che già sembravano in saccoccia. Non cambia nulla per carità. Ma il campanello d’allarme c’è. Il calo nei secondi tempi c’è. E si nota da un po’ con una certa frequenza. Vuoi vedere che anche loro sono umani? Sono umani gli arbitri. E dunque ovviamente fallibili. Banalità che vale la pena ricordare in una giornata piena di errori sesquipedali. A Firenze Colantuono lamenta un rigore ignorato. E molto recrimina il Livorno uscendo ingiustamente sconfitto in casa contro il Genoa. A Torino è irregolare il gol di Immobile. Non lo sono i due colpi di Jonathan Ezequiel Cristaldo, buttato dentro da Ballardini col compito ingrato di far dimenticare il prezioso Diamanti. Ma il Toro recrimina per due rigori sacrosanti negati. A Genova il signor Rocco non ne azzecca una. Annulla un gol regolare a Sau. Non concede un rigore sempre allo spumeggiante Sau . Non espelle Conti per un terrificante piede a martello su Gastaldello. Da espulsione sarebbe anche Cellino, o almeno da sonori sganassoni per la volgarissima “Il Leeds è come una Ferrari, finora guidavo una 500”. Personalmente spero che si tolga dai piedi prestissimo, e benvenuti gli emiri del Qatar, certamente più gentiluomini. E’ un gentiluomo il principe ereditario Mohammed Bin Zayed Al Nahyan degli Emirati Arabi Uniti. In settimana ha ricevuto il nostro improbabile premier, il quale in mondovisione, da Doha, ha voluto divulgare il suo punto di vista su un fondamentale nodo della politica internazionale e italiana. Il tema fondamentale era il seguente. Era successo che Daria Bignardi aveva intervistato in tv un deputato Cinque Stelle inchiodandolo su un peccato imperdonabile: il padre fascista. “Cosa si prova ad avere un padre fascista? “. Allora entra in scena Rocco Casalino, che su Twitter ha chiesto alla Bignardi: “Ma lei cosa prova ad avere un suocero condannato per omicidio?”, alludendo ad Adriano Sofri. Lì è intervenuto il presidente del consiglio in persona, Enrico Letta da Doha, ripeto, in mondovisione, ripeto. E ha detto :”E’ una barbariA senza fine”. Ha detto proprio “barbariA”, tre volte. Il principe ereditario Mohammed Bin Zayed Al Nahyan – forse complice una non cavillosa traduttrice – ha glissato, da gentiluomo, sull’evidente strafalcione lessicale. Ed è rimasto imperturbabile.