NAPOLI – Michele, il 21enne di Giovinazzo (Bari) picchiato e accoltellato da un gruppo di ultras in via Depretis, ricorda i terribili momenti dell’aggressione. Ricordi che bruciano come le sue ferite , lividi e tagli in tutto il corpo che lo costringono a non trovare pace nel letto del reparto di Chirurgia d’Urgenza dell’ospedale Loreto Mare.
Qual è il primo pensiero che ti viene in mente dopo l’accaduto?
«Non metterò più piede a Napoli. Dopo quello che è successo, non ho dubbi sul fatto che non tornerò in questa città, anche se trovo sia bellissima e ho apprezzato il calore e la cordialità della gente. Ma è troppo grave ciò che ho subito. Ero già stato a Napoli ed è un peccato che la parte onesta e buona della città sia compromessa da questi soggetti. Non dimenticherò mai questa violenza per questo sono convinto che non verrò più qui e la pensano così anche i 2 amici che erano con me».
Cosa è successo esattamente la scorsa notte?
«Dopo la partita ci eravamo recati al porto per recuperare l’automobile e mangiare una pizza. Eravamo a pochi metri dalla macchina quando siamo stati accerchiati da alcuni ragazzi che ci hanno minacciato e hanno strappato la sciarpa del Napoli ad un mio amico. Erano in 7, uno di loro impugnava una mazza da baseball. Non abbiamo fatto in tempo a prendere la nostra auto e siamo scappati, credevamo di averli seminati ma loro sono ricomparsi in via Depretis e ci hanno raggiunti a bordo di due scooter e un’auto».
Ti sei ritrovato solo con 7 ragazzi che ti picchiavano.
«Quando ci hanno aggredito, ognuno di noi ha pensato a mettersi in salvo, anche perché quei ragazzi sembravano delle belve, agivano con una violenza inaudita. Un mio amico è stato strattonato e ha ricevuto qualche pugno, ma insieme all’altro sono riusciti a scappare, io invece non ce l’ho fatta. Mi sono ritrovato tutti addosso, sentivo calci, pugni e le botte della mazza da baseball. Ho anche sentito che mi pugnalavano sulla gamba e sul gluteo. Ho urlato e ho visto che qualche automobilista rallentava per vedere cosa stesse accadendo, ma nessuno si è fermato per aiutarmi».
Fonte: Il Mattino