Parole grosse. “E’ ridicolo”. Il furioso Conte ha un diavolo per Capello. Reo – Capello – di aver considerato ‘normale’ l’eliminazione della Juventus dalla Champions League, in virtù di una Serie A poco competitiva. “Della Juve di Capello ricordo solo che ha vinto due scudetti, poi revocati”. Quasi quasi sono d’accordo con Conte. E aspetto serafico la bufera che verrà. Per una dichiarazione, non so quanto consapevole, che diretta al mitico tecnico maldestramente coinvolge e chiama in causa la società. Che dovrebbe farsi sentire. O almeno risentirsi. Per distrarmi passo alle Olimpiadi di Sochi e ho fortuna. Olga Graf vince il bronzo nella gara di pattinaggio veloce. Nella foga di un risultato inaspettato l’atleta abbassa fino in fondo la lampo della tuta. Piccole cose che riconciliano col mondo. Per non distrarmi mi godo la bella settimana tutta azzurra prima il Milan poi la Finale di Coppa Italia e poi il Sassuolo del Cannavaro silurato. C’era anche Diego al San Paolo. Vederlo è sempre un piacere. Sentirlo parlare spesso non lo è. E spesso si vorrebbe essere al suo fianco per strattonarlo, dargli uno scozzettone o portarlo via. E così ci becchiamo le dichiarazioni pro-Patonza del Diego evasore. Parole grosse non evasive. A Reggio un Pegolo super nega un bottino più sostanzioso, ma sono dettagli. Contenti di ritrovare Marekiaro migliore in campo e contenti di ritrovare Lorenzino. Contenti soprattutto di un Napoli cortissimo che ha ridotto molto le distanze fra i reparti. Si allungano le distanze con i viola sconfitti dal solito gol irregolare che fa imbestialire giustamente Montella. Non TurboRenzi che si gode in tribuna la sconfitta della squadra del cuore sorridente e tranquillo, beato lui. Ma l’Inter-orientale è una squadra nuova che si sta ritrovando. L’ innesto di Hernanez giova a tutta la manovra e giova molto a Guarin. Poi se Mazzarri riuscirà qualche altra volta a trascinare Icardi dall’alcova al campo di calcio, l’Inter può diventare davvero pericolosa per il volo Champions. Vola il Parma a Bergamo. Vola e vede l’Europa. Cassano segna e corre alla panchina per invitare il suo allenatore musone a sorridere un po’. Cassano ha ragione. Donadoni è un tecnico di prim’ordine sottovalutato, che forse paga questo suo carattere poco mediatico. A tipi come lui Sorrentino ha dedicato la bellissima battuta de “L’uomo in più”: “Il calcio è un gioco, e lei è una persona fondamentalmente triste”. A proposito di Cassano. In Brasile farà caldo. Le partite le decideranno le giocate tecniche, più che i muscoli. Non vedo in giro tanta gente in gamba come Antonio. Né In Italia né fuori. Vista la sfiga di Prandelli con un attacco da inventare, io il Matto lo convocherei dubito. Non lo convocheranno. In ottica Mondiale pesa molto la doppietta di Mattia Destro che stende una Samp troppo severamente punita. Pesa molto la perla dell’indolente e stranito Supermario, nella speranza che ricostruisca il morale a un campione giovane e fragile di cui abbiamo bisogno come il pane. In ottica mondiale pesa anche la doppietta di Gila a Marassi, che agguanta una gagliardissima Udinese. E sono i due giovani portieri a distinguersi, per le numerose prodezze, al di là del risultato. Parole grosse. John Elkann: “Molti giovani non trovano lavoro perché stanno bene a casa”. Pare che Lapo abbia commentato a un amico: ” E poi dicono che sono io quello idiota”. Parole grosse. Alfano per il Patonza è un “utile idiota” della sinistra. Quasi quasi ci tocco essere essere d’accordo pure col Patonza. E sono brividi. Su Alfano non si discute. Ma di quale sinistra parla il Condannato? Quella di Speranza e della Moretti? Quella della De Micheli e di Boccia? La sinistra che ha il compito di rigenerare costantemente un pregiudicato? TurboRenzi entra a Palazzo Chigi, prende per il bavero il Nipotino seduto in poltrona e giocare con le palle d’acciao, lo scaraventa fuori dalla finestra e si accomoda lui diento la scrivania che fu di De Gasperi e di Moro. Non è una scena da Spaghetti-western. E’ più o meno quello che è avvenuto nella italiana realtà totalmente priva di fantasia. TurboRenzi ha vinto. Dichiara di essere stato costretto a quel gesto per portare via l’Italia dal pantano. Parole grosse. Nel giorno di San Valentino di dieci anni fa moriva Marco Pantani. Vinse una quarantina di corse, quante Merckx in una sola stagione. Ma sapeva accendere la fantasia come pochissimi altri. Non conta solo vincere. Conta soprattutto come lo si fa. E Pantani, rispetto al suo microcosmo, era un alieno. Un fossile. Un pantadattilo, come lo descrive Mura. Diceva “Vado forte in salita per abbreviare la mia agonia”. Come lui non ne vedremo più.