Accontentatevi di una vittoria, ma ieri avete infangato la storia: la vergogna bianconera su Superga

Esiste il calcio, esiste il tifo, e poi esiste l’idiozia. Ieri allo Stadium di Torino non ha vinto la Juventus, ma ha perso un popolo intero. E non dite che siamo sempre noi napoletani a fare i moralisti.

Lo striscione apparso contro la strage di Superga fa vomitare. Lasciatecelo dire. “Solo uno schianto”, “Quando volo penso al Toro”. Come commentare un’idiozia simile? Dove si vanno a trovare le parole per raccontare una frase così sgradevole da farti sentire male?

Forse quei quattro cretini che l’hanno esposto non sanno nemmeno che reggevano tra le mani. Forse non sapevano che la squadra che si schiantò sulla collina di Torino, il 4 maggio 1949, era fatta di invincibili. Forse non sanno nemmeno che è stata l’unica ad avere il record di giocatori in Nazionale; l’unica a vincere 5 scudetti consecutivi, eguagliando proprio i cugini juventini, la prima a passare da un sistema di gioco definito “a metodo”, basato sulla difesa, a quello a sistema, puntando sull’attacco.

Forse quei quattro cretini che reggevano la scritta non hanno nemmeno idea del 7-1 rifilato al Geona e alla Biellese nel 1944, del 7-0 all’Alessandria, dell’8-2 al Novara, del 5-0 alla Juventus. 5-0, mica caramelle. Forse a quei quattro cretini non hanno mai spiegato cos’era il “quarto d’ora granata”, quando al Filadelfia dopo lo squillo di tromba di Oreste Bolmida, ferroviere e tifosissimo granata, i giocatori si rimboccavano le maniche e cominciavano cavalcate dirompenti, distruggendo gli avversari. Un esempio? Il 7-0 alla Roma in 15 minuti il 28 aprile 1946. Vedere i libri di storia per credere.

Forse quei quattro cretini non hanno mai letto di Eusebio Castigliano, che dal limite dell’area tira al volo una bomba che ha fatto la storia del tempo, contro un Bologna imbattuto da 8 turni nel campionato del ’46. Quel Bologna non prendeva gol da 8 partite. Quella partita finì 4-0 per il Torino. “Ma siete ammattiti, non sapete che nel Torino segnano anche i mediani? E ne lasciate libero uno! Sapete almeno chi è Castigliano?” – gridò ai suoi il presidente bolognese Dall’Ara.

Forse non hanno mai visto nemmeno il gol nel derby di Guglielmo Gabetto, o le 5 reti all’Inter, all’Atalanta, i sei gol al Vicenza, al Genoa e al Milan. Forse non hanno mai letto le classifiche: 104 gol all’attivo in una sola stagione, con una media di più di 3 gol a partita.
Forse non sanno che il Torino è stata la prima squadra nel dopoguerra a riallacciare contatti internazionali con i club inglesi e svizzeri. Forse non sanno nemmeno del campionato dei record del 1947, quando rifilarono un 4-0 al Napoli, un 6-0 alla Lucchese, un 7-0 sul campo della Roma, un 5-0 alla Fiorentina il giorno di Capodanno. Quando rifilano 21 reti in 6 giornate, quando Torino-Salernitana finì 7-1, quando con l’Inter finì 5-0, quando ne fecero 6 alla Triestina, quando fecero 4 gol a partita per 4 partite consecutive, quando totalizzarono 125 gol a fine campionato, 50 in più di Juve e Milan.
La lista dei record è lunga, e ci sono i libri di storia per leggera. Forse quei quattro cretini non hanno manco idea di quello che fu Superga.

Benfica-Torino fu decisa per il 3 maggio 1949, un martedì. In campo, allo Stadio Nazionale di Lisbona, c’erano Bacigalupo, A. Ballarin, Martelli, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola e Ossola: gli spettatori erano 40.ooo. Si dice che il presidente del Benfica avesse voluto invitare il Torino proprio perché assicurava la presenza allo stadio in ogni ordine di posto. Ed era così. All’ultimo minuto Mazzola venne atterrato in area mentre si dirigeva verso la porta. Il rigore trasformato da Menti fu l’ultima rete realizzata dal Grande Torino.

“Un crepuscolo durato tutto il giorno, una malinconia da morire. Il cielo si sfaldava in nebbia, e la nebbia cancellava Superga”. Così raccontavano le cronache del tempo quella tragedia. Il trimotore FIAT G.212 delle Aviolinee Italiane trovò una fitta nebbia, e si schiantò contro i muraglioni di sostegno del giardino posto sul retro del giardino della Basilica di Superga. Morirono tutti a bordo, in 31. Calciatori, staff tecnico, giornalisti ed equipaggio. Il giorno dei funerali furono un milione in piazza. La notizia passò su tutti i giornali del mondo. Tutti. Il Torino fu costretto a schierare la formazione giovanile nelle ultime 4 partite di campionato. Lo stesso fecero le altre squadre. Il Grande Torino fu proclamato vincitore del campionato.  I campionati del Mondo del 1950 si disputarono in Brasile: la Nazionale italiana vi si recò in nave, con un viaggio di 3 settimane.

Ecco, credo che raccontare la storia del Grande Torino sia stata la migliore risposta a questi quattro imbecilli. Sono stato una volta nella mia vita a Superga e il silenzio che regna il quel posto magico e terribile mette i brividi. Nessuna multa, nessuna squalifica del campo, nessun Daspo potrà mai levare l’offesa agli invincibili del Torino.

Accontentatevi di una vittoria, ma ieri avete infangato la storia.

Raffaele Nappi

 

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