“L’Europa League è un killer, chiunque ci gioca poi in campionato soffre”. Parola di Harry Redknapp. Ma è davvero così?
Europa League si. Europa League no. E’ un dilemma che attanaglia da sempre dirigenti e allenatori da quando esiste la formula attuale con le gare al giovedì, perché non è una leggenda metropolitana che le squadre impegnate in questa competizione, poi nel weekend seguente alla gara europea spesso finiscano per offrire prestazioni insufficienti. Se pensiamo alla Serie A, abbiamo visto in questo ultimo turno come le due squadre impegnate giovedì sera in casa abbiano portato a casa due successi (sebbene piuttosto sofferti sia per la Lazio vincente solo nel finale di gara contro il Sassuolo, che per la Juventus calata vistosamente nella seconda frazione rischiando contro il Torino). Invece le due squadre impegnate in trasferta, Fiorentina e Napoli, tornate in Italia tra la notte e l’alba di venerdì, sono riuscite a ottenere solo un pareggio senza esprimere la solita brillantezza di gioco, e all’estero?
I numeri Non è un problema solo italiano, se analizziamo le gare delle 32 partecipanti ai Sedicesimi di Finale di Europa League, scopriamo qualcosa di interessante ovvero che delle 25 partite giocate (le squadre russe e ucraine sono ancora in pausa in campionato) le vittorie sono solo il 48% (12), una aliquota non certo esaltante considerato che si tratta di squadre quasi tutte tra le prime posizioni dei rispettivi campionati.
Le squadre che hanno giocato in casa in Europa League hanno disputato 11 partite nel weekend, se consideriamo solo queste partite la percentuale di vittorie sale fino al 63% (7 vittorie), al contrario analizzando le 14 gare di squadre che invece erano in trasferta giovedì sera, la percentuale di vittorie crolla al 35%.
Sorprese Tra i risultati più inaspettati troviamo ad esempio la sconfitta del Tottenham sul campo del Norwich (quinta contro quart’ultima) o la sconfitta casalinga del Porto contro il piccolo Estoril, ma anche andando oltre i risultati si può verificare come siano mancate soprattutto le prestazioni, con le squadre mancate soprattutto sul piano della brillantezza nell’affrontare i match di campionato. Gli addetti ai lavori hanno sottolineato più volte come si tratti non tanto di un problema di recupero fisico per le gare ravvicinate, quanto piuttosto sia difficoltoso il recupero delle energie mentali nel ciclo di partite giovedì/domenica(o lunedì), un aspetto che ha sottolineato anche l’allenatore del Napoli Benitez (due volte vincitore della Uefa Cup/Europa League), spiegando dopo il pareggio interno con il Genoa che sarebbe stato necessario segnare almeno un secondo gol nella prima frazione per poter poi gestire la gara al meglio, considerate le energie della squadra.
Scenari Insomma, c’è da rassegnarsi, fintanto che il format dell’Europa League rimane quello attuale, per le squadre che affrontano la competizione al meglio ci sarà sempre da pagare un prezzo (grande o piccolo a volte è la buona sorte a deciderlo) nel campionato nazionale, perché se un buon turnover può certamente compensare sul piano fisico le energie mancanti, purtroppo sul piano mentale non basta visto che è la squadra intera ad affrontare gli impegni europei. C’è solo da augurarsi di trovare la formula per ridurre al minimo i “danni da Europa League” senza che venga ad essere compromesso il percorso in campionato che deve portare gli azzurri a tornare in Champions League nella prossima stagione.
Andrea Iovene
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