Con l’Arsenal in casa è andata bene. Col Genoa no. A Verona andò alla grande, col Parma in casa no. A risultati alterni, c’abbiamo riprovato. A Roma, con la Lazio, ha portato fortuna. E’ successo lo stesso col Sassuolo, con la Roma in casa, con la Roma a Roma (un 3-2 non da buttare tutto sommato), col Milan di Seedorf, con la Samp di Mihajlovic. Insomma, dopo la partita di ieri crediamo sia arrivato il momento di dire basta. Basta scaramanzia, basta maglia gialla.
Diciamocelo: non ci manca un po’ l’azzurro? Da quanto tempo non vediamo il Napoli in divisa ufficiale? Sappiamo che non dipende da quello, ma l’abito, a volte, fa il monaco. Nel 1966 il presidente azzurro Roberto Fiore decise di cambiare i colori ufficiali della maglia del Napoli: fu la prima volta della striscia trasversale azzurra. E non andò male: a fine stagione arrivò la vittoria della prima Coppa Italia targata Napoli.
Nel ’78 il blu era più intenso, ma l’anno successivo si ritornò subito sui ai colori tradizionali, visti gli scarsi risultati. E chi non ricorda la maglia stile argentina della stagione 2002-2003, disputata in serie B? Naldi, addirittura, decise di tornare alla maglia a tinta unica per le ultime tre partite. E ci salvammo a stento.
Insomma, la storia ci insegna che da sempre Napoli e il Napoli sono legati da maglie e colori. Non è un caso se per quest’anno si puntava allo scudetto, e si è scelto il giallo per la seconda maglia, in pieno stile Maradona. Ma forse la scaramanzia non può far di meglio. Forse ci voleva Calaiò per farci capire che i limiti non si superano con una maglia portafortuna. Torniamo all’azzurro, quindi. E torniamo a vincere.
Raffaele Nappi