Lacrime, quelle vere, quelle che si asciugano col vento freddo dello Stadio Di Stefano di Madrid sui volti di giovani calciatori segnati dal primo vero “dolore” sportivo della loro esperienza.
Il gol subito al 94′ lascerà il segno in ognuno di loro ma il calcio, per fortuna, regala subito nuove occasioni sul terreno di gioco e nuove partite e nuove emozioni si accavalleranno velocemente, non lasciando troppo spazio ai ricordi che col tempo diverranno solo piccole cicatrici.
Si spengono le luci del sogno della Youth League e si accendono quelle delle realtà, molto più concreta di quel che possa sembrare.
La sfida tra Real Madrid e Napoli è stata anche l’occasione per mettere a confronto due modelli societari che, al momento, sono lontanissimi per quel che riguarda gli investimenti sul settore giovanile.
È vero, il Napoli di De Laurentiis non ha avuto lo stesso tempo a disposizione rispetto alla società spagnola, e dal primo ritiro di Paestum la strada fatta è già considerevole. Ma è arrivato il momento di cambiare marcia e dedicarsi a un patrimonio umano – e perchè no, economico – da non sottovalutare.
Il cuore dei ragazzi di Saurini, l’impegno abnorme dell’intero staff del settore giovanile, le capacità di Francesco Barresi e Gianluca Grava, la dedizione di Cristiano Mozzillo, trovano limiti quasi invalicabili dinanzi a una mancanza di orizzonti sulle strutture.
La cittadella madrilena del calcio deve essere un modello da importare a Napoli, senza se e senza ma e per De Laurentiis deve rappresentare almeno uno dei suoi primi 3 punti nell’agenda della sua progettualità azzurra. Deve finire il tempo dell’occasionalità e cominciare quello della programmazione: i ragazzi necessitano di una casa e non di un infinito nomadismo tra Castel Volturno, Aversa, Sant’Antimo e il Kennedy.
Solo così sogni e realtà potranno confondersi più facilmente e le imprese sportive ricevere connotati più forti e decisi. Solo così la partita di Madrid potrà lasciare un segno profondo nella storia di questo Napoli: il punto dal quale smettere di sognare e cominciare a costruire una società eterna.
Antonio Manzo
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