Carlo Mazzone, allenatore con oltre mille panchine in carriera, tante esperienze in grandi piazze e in realtà di provincia si racconta a Il Mattino.
Benitez è l’allenatore giusto per vincere con il Napoli?
«Assolutamente sì. Mi piacciono le sue idee, il suo calcio è d’attacco. E mi piacciono i suoi comportamenti fuori dal campo, nelle interviste: una persona seria che esprime le sue idee in maniera molto pacata».
Lo scudetto l’anno prossimo?
«Non mi faccia dire queste cose, non posso prevedere il futuro. Certo, la società, il pubblico, la città e la squadra meritano di vincere lo scudetto. Prima avverrà e meglio sarà».
Benitez e il progetto a medio-lungo termine: che ne pensa?
«Giusto progettare e programmare per il lungo periodo. Certo, in Italia non è facile perché soprattutto in piazze come Napoli, Roma, Torino, Milan e Firenze si vuole vincere tutto e subito».
Come giudica fin qui il cammino stagionale del Napoli?
«Il bilancio è positivo, il Napoli ha conquistato 52 punti che sicuramente non sono pochi. In classifica è al terzo posto, giocherà la finale di coppa Italia e ha ottime chances di eliminare il Porto e andare avanti in Europa League».
Domenica c’è Napoli-Roma, la sua partita…
«Proprio così, la settimana di vigilia di Napoli-Roma per me è sempre speciale. Sono romano, tifoso della Roma, ho giocato e allenato a Roma ma la parentesi a Napoli la ricordo con grande piacere. Allora dico vada come vada e stavolta non posso neanche augurare un pareggio perché forse non servirebbe ad entrambe. La mia speranza è che Napoli e Roma possano andare sempre il più avanti possibile».
La continuità del lavoro anche attraverso la continuità del modulo: che ne pensa?
«Ogni allenatore ha le sue idee, lavora su quelle e Benitez sta facendo un buon lavoro, giusto quindi che porti avanti le sue idee».
Qual è l’aspetto più positivo del Napoli e quello da migliorare?
«Sicuramente la fase offensiva è molto spettacolare, il Napoli ha una grande qualità e segna tante reti. La fase difensiva è da migliorare attraverso il lavoro e con il sacrificio degli attaccanti. Vale a dire che se ora le punte tornano dieci volte dovranno farlo venti volte, così si aiuta la squadra a subire meno reti»