Uno sguardo al passato, l’indimenticabile Porto-Napoli degli anni settanta

Eravamo una bella compagnia di cronisti sportivi, al tempo delle Olivetti portatili, andando dietro alla balda squadra di Vinicio, metà anni Settanta. Esattamente quarant’anni fa, partimmo per Oporto dove il Napoli di Benitez giocherà la prima sfida degli ottavi di Europa League. Allora era novembre, Coppa Uefa per stare in Europa con la squadra del “lione” che in quella stagione, l’indimenticabile 1974-75, spinse il Napoli a contendere lo scudetto alla Juventus, finendo poi secondo a due punti dai bianconeri. Avevamo fatto un bel pareggio a Firenze e volammo per Oporto, sulla riva settentrionale del fiume Douro, poco lontano dall’Atlantico, famosa per il Vinho do Porto spremuto dalle uve della valle del fiume. Oporto era la “cidade invicta”. Aveva resistito ai mori e a Napoleone. Fu facile dire vediamo se resiste al Napoli di Vinicio. Una città con quattro ponti, il quinto l’hanno costruito nel 2003. I taxi e i tram avevano un deplorevole color crema. Il campo di calcio era una costruzione rotonda quasi in città. Si chiamava Estadio das Antas sull’Avenida Magalhaes, a cielo aperto con poltroncine azzurre. L’hanno demolito nel 2004. Ora c’è il sontuoso Estadio do Dragao.

Ad Oporto c’erano al seguito del Napoli alcuni tifosi nostalgici della monarchia. Si fecero 344 chilometri per raggiungere Cascais, a sud, dove era in esilio Umberto di Savoia. Noi rivolgemmo lo sguardo a nord e scovammo, a 30 chilometri, un affascinante richiamo: il casinò di Povoa de Varzim, centro balneare, roulette e baccarat. Lasciammo Vinicio ai suoi problemi di formazione e andammo a disperdere allegramente un gruzzolo di escudos portoghesi sul nero e sul 17 e cavalli. Contro il Porto avevamo vinto a Napoli (andata dei sedicesimi di Coppa Uefa) con un gol di Orlandini, più una carica della polizia (15 feriti, 13 arresti) nei tafferugli con i tifosi che volevano entrare al San Paolo senza biglietto. Erano le notturne della televisione in bianco e nero. Massa mancò due gol che ci avrebbero tranquillizzato per il retour-match. In Portogallo Vinicio varò questa formazione: Carmignani; Landini, Orlandini; Burgnich, La Palma, Esposito; Massa, Juliano, Clerici, Canè, Braglia. Nel Porto giocava il peruviano Teofilo Cubillas, piccolo (1,73), ma con 71 chili di muscoli neri e compatti. Aveva 25 anni. Fu addomesticato da La Palma e dissuaso da Burgnich a combinare problemi per noi. Arretrò per sottrarsi alle marcature dei difensori e allora Juliano andò a girargli intorno per disturbarlo.

Il Napoli cominciò fortissimo e Canè colpì un palo al 6′. I portoghesi centrarono la traversa con Abel (29′). Non si aspettavano un Napoli aggressivo e audace. Lo 0-0 ci andava benissimo quando a 12 minuti dalla fine Clerici siglò il gol che strappò un urlo ad Enrico Ameri nella cabina dei telecronisti. Carmignani rimise la palla in gioco con un lungo lancio, Braglia di testa appoggiò a Canè che servì svelto il gringo. Senza avanzare troppo, col rischio di essere chiuso, Clerici mollò una “rasoiata” rasoterra sul quale il portiere Tibi si buttò in ritardo. Uno a zero. Questo fu tutto. Poi, negli ottavi, andammo ad impantanarci nel fango di Ostrava e demmo addio all’Europa.

FONTE Mimmo Carratelli per il Corriere dello Sport

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