Rabbia, amarezza, delusione: negli istanti della sostituzione c’è tutta la partita di Higuain. Non si aspettava il cambio, avrebbe voluto combattere fino alla fine, magari per sperare nel miracolo o più semplicemente per evitare il tracollo. Ha abbassato lo sguardo nell’incrociare Benitez che gli portava la mano sulla spalla, in pratica lo ha voluto evitare. L’allenatore oggi gli spiegherà i motivi di un cambio che è sembrato quanto meno discutibile. «Abbiamo perso una brutta partita», ha detto l’argentino lasciando il campo, senza precisare e senza insistere sull’argomento. È stata una brutta gara, per lui e per il Napoli. Nessuna occasione da gol, avanti e indietro come un matto per pressare i due centrali toscani nella speranza (vana) di rubar palla, il solito lavoro sfiancante, la frustrazione di non poter rimpinguare il bottino dei cannonieri nella giornata della tripletta di Immobile. Ma soprattutto la difficoltà ormai certificata da alcune partite, che il Napoli non riesce a fare gol.
Quando Benitez l’ha richiamato in panchina, Gonzalo ha alzato lo sguardo verso la lavagna luminosa e ha osservato quasi incredulo il suo numero in rosso, che significa sostituzione. Occhi rivolti verso il terreno da gioco prima di sfogare la propria rabbia: bottiglietta dell’acqua scaraventata nel vuoto, stessa sorte è toccata alla tuta che gli era stata gentilmente porta. Se avesse potuto, avrebbe volentieri anticipato la doccia. Higuain si è accomodato in panchina maledicendo tutto e tutti, è rimasto da solo a vedere gli ultimi minuti del match. Un altro gesto di rabbia al gol della Fiorentina, prima di guadagnare gli spogliatoi, ancora a capo chino.
Il gol di Torino lo aveva rilanciato nel morale e nella condizione. Ieri Higuain ha compiuto un passo indietro: s’è fatto vedere poco ed è stato male servito dai compagni di squadra. I passaggi fuori misura lo hanno innervosito, ha gesticolato tantissimo, prima applaudendo la buona volontà di chi ha cercato di confezionargli l’assist giusto. Ma è stata una brutta serata anche per Callejon e Insigne, che avrebbero dovuto innescare a dovere il bomber argentino.
Il Pipita ha lentamente smarrito la pazienza, nervoso al punto di beccarsi l’ammonizione per una plateale protesta nei confronti dell’arbitro Tagliavento, per un fallo tra l’altro che poteva starci. È stato in quell’istante che l’allenatore spagnolo ha cominciato a metabolizzare la decisione di fare il cambio, forse per evitargli il secondo giallo. Difficile credere totalmente alla tesi della stanchezza, perché dieci minuti in più o in meno non stravolgono la condizione atletica di un calciatore.
Pensando a Catania, la somma dei pensieri di Benitez ha portato al cambio. Di tutt’altro avviso era Gonzalo: sarebbe rimasto in campo tutta la vita. Ha manifestato a modo suo la rabbia, che adesso proverà a smaltire in vista della sfida ai fratelli argentini in forza al Catania. Ennesimo crocevia di una stagione che ormai pare aver indicato gli obiettivi: al Napoli resta da difendere solo il terzo posto.
«Una brutta partita», ripete Higuain lasciando il San Paolo. Altro non dice, oggi sarà la giornata dei chiarimenti. Non ha mandato giù la sostituzione e la sconfitta: due buoni motivi per presentarsi in campo a Catania con un altro spirito.
Fonte: Il Mattino