La crescita di Lorenzo Insigne, sacrificio e qualità per vincere e volare al Mondiale

I ragazzi vanno aspettati. Sì, d’accordo, ma quanto vanno aspettati? Prandelli, che allenando i ragazzi ha iniziato la sua carriera, sa come vanno presi, aiutati, sostenuti, rimproverati e, se serve, recuperati. Insomma, sa di cosa si tratta. Ma un certo punto anche il ct aveva perso la fiducia. Aveva puntato su un bel gruppo di giovani che, nella stagione decisiva, questa che porta al Mondiale, per ragioni diverse lo avevano deluso, se non tradito. Il gruppo comprendeva Verratti, De Sciglio, Destro, Immobile, Florenzi e Insigne. Ma siccome i ragazzi vanno aspettati, al momento buono (e ora non è tardi) sono riapparsi sulla scena. Prima Destro con Immobile e la loro raffica di gol, poi i timidi risvegli di De Sciglio, le buone apparizioni di Florenzi e da domenica sera la riesplosione di Lorenzo Insigne.

IL PRIMO. Era lui, Lorenzino, il giovane che Prandelli aveva promosso prima degli altri. Secondo il ct aveva già fatto il balzo in avanti necessario per entrare, se non nella lista dei 23, almeno in quella dei 30 e giocarsi un posto nella prima parte del ritiro di Coverciano. Un anno fa, Prandelli lo aveva ceduto malvolentieri al suo collega dell’Under 21, Devis Mangia, impegnato nelle finali europee della Under 21: avrebbe voluto portarlo con sé in Brasile, alla Confederations Cup. Era stato convinto dalle sue qualità, ma soprattutto dalla sua personalità, in diverse occasioni, a cominciare dal debutto in Nazionale con Malta, novembre 2012, partita più complicata di quanto si potesse immaginare. Insigne era entrato nel secondo tempo, al posto di Diamanti e sul nostro giornale si parlava di lui in questo modo: “Il bambino, cioè Lorenzo Insigne, è entrato da adulto, facendosi dare palla, giocandola nel modo e col tempo giusto, creando movimento sul fronte d’attacco (…). Insigne ha dato una scossa alla partita”.
Ma i veri momenti decisivi (o almeno quelli che sembravano decisivi) di Insigne erano arrivati con le partite con l’Argentina all’Olimpico (davanti al suo nuovo compagno di squadra Higuain) e con la Bulgaria. Contro la Seleccion, Lorenzo aveva preso il posto di Candreva a inizio ripresa segnando un gol fantastico, anche se alla fine era 2-1 per l’Argentina; contro la Bulgaria, altra prestazione convincente sia per il ct che per il nostro giornale: “C’è stato anche un tocco di giovinezza in una partita di sola sofferenza, l’ha portato Lorenzo Insigne: ha giocato come vuole Prandelli, con la personalità di uno che appartiene alla generazione di Gila e Buffon e invece ha solo 22 anni”. Ma da quel momento, l’eclisse.

EFFETTO MERTENS. I tormenti del giovane Lorenzo sono noti ai napoletani. Tutti aspettavano Callejon, pochi invece immaginavano che Mertens avrebbe fatto così presto a impossessarsi della scena. Quella scena che Insigne non sentiva più sua e che si è ripreso tutta insieme domenica sera, giocando una partita straordinaria. Callejon e Mertens hanno segnato, lui ha corso, rincorso, lottato, giocato, attaccato, preso palla e distribuito il gioco. Ha dominato una fascia intera, in una sintesi perfetta dell’attaccante esterno. Davanti aveva Lichtsteiner (e lo ha disorientato) e subito dopo Caceres (e lo ha schiantato), due avversari che si ritroverà di fronte al Mondiale se Prandelli lo porterà in Brasile. Oggi Insigne è di nuovo in corsa, ma per conquistare un posto fra i 23 deve restare a questo livello fino alla fine della stagione. E’ un impegno con se stesso, con Prandelli e soprattutto con il Napoli.

FONTE Corriere dello Sport

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