Il calcio italiano paga dazio in Europa con il ranking UEFA che strizza l’occhio a campionati emergenti (portoghese e francese) che ci insidiano grazie alle prestazioni di Porto, Benfica, Lione ma soprattutto Psg. Il coefficiente della Serie A trema ed è appeso ad un filo: ossia quello della Juventus, unica italiana superstite e ad un passo dalla semifinale di Europa League.
In Italia è in corso una discussione che investe tematiche di natura economica che vanno da una insufficiente capacità di produrre fatturati all’altezza per giungere all’impossibilità di elevare la soglia del monte ingaggi che consentirebbe maggiore appetibilità per i top player. Poi il nodo dei nodi: gli stadi di proprietà. E il Napoli?
Il club di De Laurentiis in questi anni ha incrementato il proprio punteggio nella classifica UEFA ma senza spiccare il volo. Prima Walter Mazzarri, poi Rafa Benitez, hanno giustificato il ritardo del Napoli nel contesto italiano e poi europeo con le minori capacità economiche del , mentre quasi per uno strano gioco del destino, l’Atletico Madrid, in un derby tutto iberico, ha eliminato il Barcellona e ha conquistato la semifinale di Champions League. Inoltre due anni fa la vittoria dell’Europa League, tanto bistrattata dai nostri club, della Supercoppa europea (per aver battuto il Chelsea vincitrice della Champions) e infine della Coppa del Re. Proviamo a tracciare qualche confronto tra Napoli ed Atletico Madrid sperando di capirci qualcosa.
Ecco qui la tabella con i dati delle due squadre (fonte Deloitte):
FATTURATI – I due club hanno più o meno gli stessi introiti: 120 milioni di euro. Entrambi poi, nonostante la crescita negli ultimi anni, pagano un enorme dazio rispetto ai club più titolati nei rispettivi campionati. rebbe di attrarre campioni di livello e caratura mondiale?
MONTE INGAGGI – LIl Napoli spende più dell’Atletico Madrid per gli ingaggi dei propri calciatori. 74,1 milioni di euro contro i 65 degli uomini di Simeone. Il presidente Enrique Cerezo di fatti non potendo competere coi club blasonati ha fatto di necessità virtù. Basti pensare all’enorme sacrificio nella passata sessione di mercato quando ha dovuto cedere Radamel Falcao al Monaco ed alla corte di mister Claudio Ranieri, “un sacrificio – appunto – necessario per il club”, come dichiarò l’attaccante colombiano al suo approdo nel Principato.
STADIO E DIRITTI TV – A parità di fatturati e con un tetto ingaggi più basso rispetto a quello del Napoli, che cosa rende il club madrileno un modello da imitare e soprattutto un team più competitivo in patria (attualmente primo in Liga con un punto di vantaggio sul Barca e tre sul Real) ed in Europa? Lo stadio? Il Vicente Calderon ha 7 anni in meno rispetto al San Paolo. Quasi 48 anni , contro i 55 anni da compiere a Dicembre, dell’impianto di Fuorigrotta. E inutile dire che non si tratta di patrimoni dei club e che non co-partecipano all’incremento dei fatturati. Ed allora vuoi vedere che sono i diritti TV a dare una forte mano al club dei cholchoneros? Presto smentiti dai numeri, dati ufficiali alla mano affermano che tra i due club vi sono circa 24 milioni di euro di differenza tutti a vantaggio del Napoli, che percepisce dalle TV a pagamento 65,6 milioni contro i 42 dell’Atletico.
CONCLUSIONI – E chiaro: più disponibilità economiche hanno i club e più alte sono le possibilità di competere ad ogni livello ed in qualsiasi torneo. Ma la probabilistica è spesso smentita come ci viene ricordato dagli ultimi risultati di Champions che hanno visto club blasonati quali Barcellona, Manchester United e lo stesso Psg di proprietà degli sceicchi, salutare anzitempo la Coppa dalle grandi orecchie. Da non sottovalutare poi il Fai Play Finanziario che negli ultimi tempi si prepara a mietere nuove vittime, stavolta di grosso calibro. Gli organi di controllo della Uefa hanno messo infatti sotto controllo i bilanci di 60 club europei accusati di sponsorizzazioni “gonfiate”. La buona notizia è che nella “lista nera” non è presente nessun club italiano. Il Napoli è sulla strada giusta. Fa bene il presidente De Laurentiis ad avere ambizioni importanti, ma sarebbe un errore grossolano pensare che i meriti sportivi debbano passare inevitabilmente per il successo economico. Una corretta gestione finanziaria, insieme alla capacità di investire in ordine ai dettami europei, dovrebbe privilegiare la competenza calcistica nell’individuare giovani talenti, magari curando maggiormente il proprio vivaio ed avvalendosi di uno scouting all’avanguardia. La strada sembra quella corretta, ma c’è ancora da migliorare.
Daniele Arcella
(C) RIPRODUZIONE RISERVATA