Secondo zero a zero stagionale, il primo fu in Galles, per la compagine partenopea. Se solo la sfortuna ha privato Gokhan Inler della gioia personale, va detto che nella sfida contro l’Inter di Mazzarri sono stati gli avanti azzurri, le frecce più velenose nella faretra del condottiero Rafa, a mancare all’appello. Solito grande lavoro di Insigne, ma poco incisivo, in ombra Mertens, poco lucidi Higuain e Callejon, un pizzico di imprevedibilità dopo l’ingresso di Marek Hamsik, ma troppo poco per portare a casa i tre punti. Una prova insufficiente per il reparto che più soddisfazioni ha regalato al tecnico madrileno in questa stagione.
La partita dell’anno, la finale di sabato prossimo contro la Fiorentina, vedrà il Napoli fronteggiare una squadra in palla, che pratica un calcio spumeggiante e propositivo, ma che ha nella fase difensiva proprio il suo tallone d’Achille. Segnali già intravisti al San Paolo nella sfortunata sconfitta per 2-1, dove il Napoli fu beffato nel finale dopo aver dominato nonostante l’inferiorità numerica. I viola saranno privi dell’uomo in più, quel Juan Cuadrado ormai trascinatore e appetito da svariati top club europei, non avrà Gomez e avrà un Rossi a mezzo servizio, ma resta una squadre temibilissima in una sfida secca. Gli azzurri avranno bisogno di un reparto offensivo versione serata di gala, come tante volte proposto in questa stagione, sperando che quel brivido corso lungo la schiena, al momento del tackle durissimo fra Andreolli e Higuain, resti solo un grande spavento e che il Pipita possa essere della partita, per guidare il Napoli all’assalto in quest’ultima battaglia.
Edoardo Brancaccio
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