Smarrito tra l’agonia di Ciro Esposito e l’esuberanza di «Genny ‘a carogna», c’è l’altro Gennaro. Di cognome fa Fioretti, e il magma mediatico, nella sbornia emotiva degli opposti sussulti, se l’è inghiottito fino a cancellarlo dalle cronache. O quasi.
Eppure, in quel maledetto sabato romano tra bandiere e pistole, risanato solo in parte dalla coppa alzata al cielo, c’era pure lui. Gennaro – così, senza la “ipsilon” a troncare il marchio partenopeo dell’anagrafe – è, dopo Ciro, il più grave dei tre tifosi azzurri feriti dai colpi di arma da fuoco nell’inferno di Tor di Quinto, poco prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina.
Gennaro Fioretti da Mugnano, 32 anni, era uno dei tanti ragazzi partiti dal comune a nord di Napoli alla volta dell’Olimpico con la smania di festeggiare un successo.
In quel pomeriggio di follia, però, un proiettile vagante gli si è conficcato nel braccio destro e un altro gli ha preso la mano sinistra. Così, invece che in curva, in un 3 maggio difficile da dimenticare per il calcio e per l’Italia, s’è ritrovato in un lettod’ospedale. E adesso rischia la paralisi. «Presto sarà sottoposto ad un delicato intervento chirurgico per l’estrazione del proiettile. Al di là di ogni altra cosa, la preoccupazione principale è questa», dice Alfonso Tatarano, il legale che assiste il ragazzo.