Moduli a confronto – Rafa Benitez vs Walter Mazzarri

Manca una partita al termine della stagione azzurra, culminata con la vittoria in Coppa Italia, e il paragone più stuzzicante rispetto all’annata precedente non può che essere quello tra Rafa Benitez e l’ex tecnico partenopeo Walter Mazzarri; nello specifico il 4-2-3-1 dello spagnolo e il 3-5-2 del toscano. LA DIFESA – Un ruolo particolare è stato dato, dall’ex manager del Liverpool, al portiere che è stato più volte chiamato in causa a giocare palla con i piedi e ad essere il primo costruttore di gioco azzurro. La linea difensiva è passata da 3 a 4 facendo vittime illustri, una su tutte Paolo Cannavaro pilastro della difesa mazzariana e reo di non saper interpretare al meglio il nuovo ruolo, ma anche riportando alla ribalta giocatori lasciati nel dimenticatoio come Federico Fernandez, senza tralasciare l’esperienza portata del neo acquisto Raul Albiol; i terzini Maggio- Mesto- Zuniga prima e Reveillere- Henrique- Ghoulam dopo, hanno permesso alla squadra di avere maggiore spinta in fase offensiva a discapito però della fase difensiva che risultava leggermente più coperta a 3. CENTROCAMPO – La linea mediana del campo ha visto un punto d’incontro tra le due idee di gioco; la fiducia in Gokhan Inler. Lo svizzero, però, in questa nuova veste tattica è apparso un lontano parente del giocatore fischiato dal San Paolo gli anni precedenti ed, affiancato di volta in volta da giocatori fisici come Dzemaili o Behrami o da giocatori tecnici e veloci come Jorginho, è riuscito a far sue le chiavi del centrocampo diventando un pilastro fondamentale per Benitez. ATTACCO – Le due ideologie tattiche, per quanto riguarda il reparto d’attacco, possono essere distinte da due termini specifici: “Collettività” per quanto riguarda lo spagnolo e “Individualità” per Mazzarri. Il nuovo modulo azzurro prevede che i giocatori offensivi dialoghino tra di loro, che si interscambino di posizione; in questo modo tutti riescono a rendersi pericolosi e andare in goal. Mertens, Insigne e Callejon sono risultati imprendibili sulle fasce, Higuain oltre che un bomber di razza si è rilevato un perfetto giocatore di sponda e un ottimo assistman. L’unico neo di questo assetto è stato il rendimento di Marek Hamisk che, dopo un inizio devastante, una volta tornato da un infortunio, non è più riuscito a trovare la giusta posizione in campo. Il gioco dell’allenatore toscano prevedeva, invece, che tutte le azioni offensive azzurre venissero finalizzate da Edinson Cavani; in questa situazione si trovava però a meraviglia proprio Hamisk che, riuscendo a sfruttare gli spazi creatigli dal Matador, risultava determinante ai fini del risultato finale.

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