Dal modulo alla rosa, la rivoluzione azzurra di Benitez si rivela una carta più che vincente

Il passaggio dal guerrafondaio Mazzarri al pacifista Benitez è stato traumatico ma abbastanza indolore. La scelta del nuovo tecnico ha comportato un cambiamento di filosofia di lavoro, di strategia di comunicazione, di atteggiamento tecnico/tattico, di modo di operare sul mercato. Tutto questo è stato fatto con coerenza dalla società che ha lasciato carta bianca al tecnico nella composizione dello staff, nella scelta dei giocatori, nel modulo di gioco. Il popolo ha subito voluto bene a Benitez. Un feeling viscerale dovuto alla serenità nei modi e al background internazionale del personaggio. Il tifoso napoletano gli ha dato fiducia immediatamente e già dal ritiro estivo si è percepita questa empatia. Al di là dei risultati maturati durante il suo primo anno, la lunga prospettiva del rapporto tra Rafa e il Napoli è molto legata a questo affetto istintivo con la piazza.

L’addio doloroso di Cavani ha obbligato a ripensare il tipo di gioco nella sua globalità. Quella dell’uruguagio era una squadra che pensava “in verticale” giocando in maniera monotematica sul suo fuoriclasse sempre proiettato verso la porta avversaria. Higuain, il linea con l’arrivo di Benitez, ha dato tanto sul piano del prestigio internazionale e su quello realizzativo ma soprattutto ha dato una variante al gioco del Napoli. Il Pepita è un centravanti che viene incontro alla palla, che crea spazi per gli altri, che alimenta il possesso palla e quindi la partecipazione collettiva alla manovra offensiva. Una ridistribuzione dei compiti tra i tanti satelliti immessi nel sistema solare di Benitez e di cui il bomber argentino è il fulcro. Il Napoli senza Cavani ha fatto più tiri in porta di tutti in Serie A, un successo non scontato alla vigilia.

Hamsik in crisi. In tutto questo chi ne ha risentito di più è stato Hamsik, uno dei simboli della gestione Mazzarri per disciplina e duttilità tattica. Le caratteristiche
tecniche di Higuain lo hanno mandato in tilt. Benitez gli
ha chiesto di giocare da attaccante puro e non più da centrocampista di inserimento proprio perché era l’argentino il giocatore predisposto a farsi dare la palla tra le linee. Lo slovacco avrebbe dovuto, alla stregua degli esterni, attaccare la
profondità. Il problema di Hamsik è stato, ancor prima che tecnico,
psicologico. Con Mazzarri era lui il riferimento per tutti nella costruzione del gioco. Con Benitez il sole è Higuain ed i satelliti più importanti solo gli esterni d’attacco. La seconda punta è un gregario che vive di luce riflessa, accetterà il capitano queste nuove gerarchie nella prossima stagione? Un mercato coerente.

In tutti i reparti il Napoli ha fatto le mosse giuste. Sia gli arrivi estivi che quelli invernali hanno dato un apporto superiore alle aspettative. Callejon e Mertens in particolare sono stati incredibili per almeno 3 aspetti: capacità di adattamento al campionato italiano e ai dettami tattici di Benitez, disciplinari spetto per le direttive date, continuità
di rendimento sia in casa, sia in trasferta. Due talenti in grado di accettare senza problemi il ruolo di satellite di lusso. Ma quasi le stesse cose le potremo dire degli altri nuovi arrivi, tra cui Jorginho sempre lucido e puntuale nel gioco e stranamente escluso dalle liste Uefa prima delle partite di Europa League. Uno dei pochi errori imputabili a Benitez.

Cannavaro e la difesa. Con Mazzarri il riferimento era l’uomo. Il marcatore doveva aggredirlo fino oltre la linea mediana del campo, dietro il “libero” avrebbe provveduto
alla copertura. Rivoluzione totale con Benitez. La zona è integrale. I difensori devono stare sulle linee di passaggio e accettare la parità numerica centralmente. Il quinto opposto, infatti, non chiude mai la diagonale difensiva. Meccanismi
che hanno fatto fatica ad entrare nella testa della vecchia
guardia. A farne le spese è stato il capitano storico del Napoli Paolo Cannavaro. La sua esclusione immediata dai titolari fino alla cessione di gennaio al Sassuolo, è stato il
segnale forte che Benitez ha voluto dare a tutti per far capire che la musica era cambiata e che altri sarebbero stati gli interpreti. Ma la precarietà della fase difensiva rimane il tallone d’Achille del nuovo corso.

Prospettive. L’iniziazione è stata superata
positivamente. La squadra ora ha un suo volto definito e non dipende più da un singolo giocatore. Si tratta ora di mettere su questo impianto di gioco più qualità in difesa e in mezzo al
campo e un’alternativa credibile a Higuain in attacco. Se nella sessione estiva di mercato il Napoli centrerà questi obiettivi potrà chiedere a Benitez di centrare qualche successo più importante della già significativa conquista della Coppa Italia. Se il benchmark rimane la Juve servirà capire
quale sia la sfida da vincere: il campionato o la Champions. Il Napoli, rispetto ai bianconeri, ha fatto capire di privilegiare gli obiettivi europei. Rimarrà questa la strategia?

FONTE Il Mattino

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