Cavani? Chi? Tre anni del Matador cancellati dalla forza del gruppo di quest’anno

Tre anni di Cavani per uno di Napoli. Inteso come totalità, come Higuain & soci, come sommatoria di bocche da fuoco. Questo tre per uno, manco a farlo apposta, ha un comune denominatore, ha un valore ben preciso, una sorta di sintesi numerica. E’ il 104. Non è però un numero magico, non è cioè parto di considerazioni cabalistiche, ma più semplicemente un totale di gol. Quelli, appunto, che gli azzurri hanno totalizzato nell’ultima stagione e quelli del Matador in tre anni. Centoquattro pari, tutt’altro che bruscolini, fatti in Europa in lungo e largo, fatti in campionato, serviti per mettere in bacheca la Coppa Italia per due volte in tre anni. E dunque, mentre Edinson Roberto li ha fatti da solo, ma spalmati in tre stagioni tambureggianti, il suo acclamato successore, ovvero Gonzalo Gerardo, s’è prodotto con l’intera band per arrivare ad un bottino davvero storico, già di per sé unico col frantumare il muro dei 100 centri.

LA PREMIATA DITTA. Ha fatto 104, ma pure 13. Perché c’è stata larga partecipazione per arrivare ad un bottino di tale entità. Vi hanno concorso in tredici, con il bomber argentino in pole: 24 centri al suo esordio in Italia, che non è davvero roba da poco, se consideriamo che Cavani ne aveva messi a segno ben 33 nel primo anno azzurro, ma era sbarcato in Italia già da tre stagioni e mezza. Dopo Gonzalo ecco (in ordine decrescente): Callejon (20), Mertens (13), Insigne (9), Pandev (8), Hamsik e Zapata(7), Dzemaili (6), Inler (4), e poi Albiol, Britos, Henrique e Jorginho a quota uno. Ecco la premiata ditta sforna-gol, quella auspicata da Rafa Benitez, ma anche dai tifosi. D’altronde il tecnico spagnolo aveva fatto intendere da subito che non prenderli va molto bene, ma se bisogna proprio prenderli, molto meglio farne sempre uno in più degli avversari. Insomma un altro modo per dire che bisogna puntare sempre e solo alla vittoria. Per la verità gli azzurri ci hanno sempre provato e, quella vittoria inseguita sempre e nonostante tutto, ha generato talvolta vuoti ed amnesie ammissibili, se rapportate ad una prima stagione di cambiamenti radicali negli uomini e nella filosofia.

L’INDOVINO. E poi le predizioni, quelle che già dai tempi del ritiro di Dimaro presagivano un Higuain assai prolifico, ma il capolavoro di Benitez-oracolo, è stato quello dei 20 gol attribuiti anzitempo a Callejon. Ma pure assist e gol a profusione per Mertens. Così è stato alla fine, e a ciò va aggiunto nel computo della stagione, lo sprint degno di nota dell’Insigne partito in sordina, il contributo sostanziale di Pandev e Dzemaili, utilizzati col contagocce, ed il rammarico per Hamsik, non arrivato alla doppia cifra come suo solito, ma con tutte le attenuanti del caso (leggi lungo e fastidioso infortunio). Insomma, quello che aveva in mente Benitez s’è poi avverato in larghissima parte: il Napoli è stato campione di gol (stracciati gli 87 della precedente annata mazzarriana) ed anche di vittorie esterne in campionato, ben dieci.

NUN TE SCURDA’. Di chi? Ma del Matador naturalmente. Certo, ha lasciato i più con l’amaro in bocca perché alla fine ha scelto lui di andarsene, ma ha pur sempre segnato 104 reti in tre stagioni: 33 nella prima, poi ancora 33 e 38. La sua fetta, rispetto a quella dei compagni in fatto di gol, è stata proporzionalmente molto più ampia. Il sigillo personale come vero e proprio chiodo fisso: Edinson si prodigava pure per la squadra, ma in modo diverso rispetto ad un Higuain eccezionale anche in fatto di assist. Non ci scordiamo, infatti, che te lo ritrovavi in un battibaleno anche a fare il terzino o il mediano. 104 reti dopo le 115 dell’Impareggiabile (in 7 stagioni), e le 108 di Sallustro (in 11). Anche il Matador non ha per nulla scherzato.

Fonte: Corriere dello Sport

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